TUNNEL
BORBONICO
Il tunnel borbonico fu voluto da Ferdinando di Borbone a scopo militare e per garantire una via di fuga alla famiglia reale in caso di pericolo. Un lungo traforo sotterraneo che collegare il Largo della Reggia (odierna Piazza Plebiscito) a piazza della Vittoria, passando al di sotto della collina di Pizzofalcone. Il tunnel fu scavato entro il 1855 dopo varie interruzioni e i lavori durarono 3 anni, fu inaugurato dal Re il 25 maggio di quell'anno, che rimase molto colpito dall'abilità dimostrata dall'architetto Errico Alvino nel superare, pur lasciandole in attività, 2 cisterne dell'acquedotto con la costruzione di due distinti ponti sotterranei che sono considerati un vanto dell'ingegneria ottocentesca europea.
Tuttavia lo scavo non fu mai ultimato perché proprio nel 1855 s'interruppe per problemi morfologici, a poca distanza dal termine orientale, senza permettere dunque che sboccasse presso piazza Carolina. La morte del Re nel 1859, e le vicende storico-politiche che investirono il suo successore Francesco II delle Due Sicilie, ostacolarono la ripresa dello scavo, che rimase così incompiuto. Il percorso, nel secolo successivo, fu abbandonato, fino a quando durante la Seconda Guerra Mondiale alcuni ambienti sotterranei furono adoperati e allestiti come rifugio antiaereo dal Genio Militare, elettrificati e forniti di brandine, arnesi da cucina e una serie di latrine. Nel ricovero antiaereo infatti poteva accadere che i napoletani rimanessero anche per molti giorni. Nel dopoguerra fino agli anni settanta fu adibito a deposito giudiziario comunale dove fu ricoverato vario materiale, come masserizie, moto e auto sequestrate. Molti palazzi soprastanti intanto avevano adoperato le varie cave come discarica abusiva, gettandovi scriteriatamente ogni tipo di rifiuto tramite pozzi e aperture abusive.
Negli
anni ottanta le cave Carafa furono adoperate come parcheggio e, durante gli
scavi per la realizzazione della galleria della Linea Tranviaria Rapida in piazza del Plebiscito, il Tunnel fu
intercettato per errore e comportò la riprogettazione dello scavo. Inoltre si
tentò di rafforzare l'opera in corso iniettando nelle cavità materiali
stabilizzanti. Dal 2005
la struttura è tornata all'attenzione dei geologi che lo hanno ispezionato, su
incarico del Commissariato di Governo per l'Emergenza Sottosuolo. Nel 2007, furono riscoperti
ulteriori ambienti e infine, dopo vari lavori di scavo e messa in sicurezza della
struttura, il sito è stato aperto al pubblico dall'Associazione Culturale
"Borbonica Sotterranea" il 29 ottobre 2010. Gli ambienti
sommersi da metri e metri di detriti di vario genere sono ritornati allo stato
originario, divenendo una rilevante attrazione turistica, grazie all'opera di
volontari scavatori provenienti da tutte le zone della città e senza alcun
contributo pubblico.
PALAZZO
ZEVALLOS
I soci di Diwine Food a palazzo ZevallosIl palazzo fu eretto tra il 1637 e 1639 da Cosimo Fanzago su volontà della famiglia fiamminga degli Zevallos che vollero per loro un palazzo nobiliare su via Toledo. Durante tutto il XVII secolo, il palazzo vide importanti restauri e modifiche sia degli ambienti Durante la prima metà del XIX secolo, a causa di alcuni dissidi interni alla famiglia Colonna di Stigliano che rilevarono la proprietà Zevallos, il palazzo viene smembrato, frazionato in più parti e ceduto in fitto ad inquilini diversi che non avevano alcun legame con la famiglia nobile. Diversi furono gli acquirenti che si impossessarono di una porzione del palazzo.
Al banchiere Carlo Forquet andò il primo piano nobile; al cavaliere Ottavio Piccolellis andarono due ambienti del piano ammezzato; le restanti parti invece, furono messe in vendita solo dopo alcuni anni. Alla fine del XIX secolo, la "quota" dei Forquet fu acquistata dalla banca commerciale italiana e le restanti parti furono prelevate non prima del 1920. In questa data, l'edificio ritornò ad essere, dopo quasi un secolo, un unico palazzo adibito a banca Il palazzo è visitabile come appartamento nobiliare, disponendo anche di una galleria d'arte che conta circa 120 pezzi tra pitture e sculture.Subito dopo l'ingresso vi è il grande salone centrale, in stile eclettico, ricavato da un precedente cortile.
"Leda e il Cigno"
Sulle sue pareti sono posti alcuni dipinti murali la copertura avviene tramite un lucernario vetrato decorato, mentre lo scalone d'onore monumentale, posto a destra, porta al piano superiore ed è decorato con grandi lampade e stucchi dorati di gusto ottocentesco. Al piano nobile dove risiede la quadrieria, sono ammirabili diversi dipinti e sculture di scuola napoletana sui qualo spiccano “Il martirio di S,Orsola del Caravaggio e un dipinto di Artemisia Gentileschi “Sansone e Dalila”
Uno stupendo dipinto di Francesco Mancini
detto LORD
raffigurante il quartiere Li Parlati
" scugnizzi " di Vincenzo Gemito
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