A Gaia e Giulia, ai loro cuginetti e
a tutti i loro coetanei con tanti auguri e bacioni. da Nonno Romolo
La leggenda del re Provolone
Nel reame dei formaggi governava il
buon re Parmigiano che aveva sposato la regina Grana del vicino ducato di
Padania che tutti chiamavano Granapadana. I due reali avevano un figlio molto buono
e molto amato, piuttosto cicciottello e con una grande testa, purtroppo calva,
che avevano chiamato Provolone. Un giorno il re e la regina, ormai avanti negli
anni anche se non lo dimostravano non avendo perso nulla della loro bontà,
squisitezza, sapore e splendore, decisero che era giunto il momento di far
convolare a nozze il principino Provolone che avevano sempre cresciuto e tenuto
vicino per evitare le amicizie inquinanti con caci plebei e adulterati che
vagavano per il reame, affinché assumesse ufficialmente il ruolo di
luogotenente del regno e sollevasse il padre, re Parmigiano, dai troppi impegni,
affari e beghe del regno sempre più pressanti in difesa della sua D.O.P.
(denominazione di origine protetta) insidiata da anni, ma mai equiparata, dai
tanti imitatori nostrani e stranieri e a causa dei troppi e pressanti impegni
sopraggiunti con l’avanzare degli anni.
Il re preparò il bando reale e decine
di caci a cavallo, detti anche cacicavalli, della sua guardia d’onore, partirono
a spron battuto per diffondere, fino nelle più lontane terre del reame il bando
reale col quale tutte i nobili appartenenti alla casta dei formaggi con figlie
in età di matrimonio, erano invitati a corte con le rispettive figlie, nel
giorno stabilito dal bando, per la grande festa di primavera, durante la quale
il principino Provolone, futuro re, avrebbe scelto la sua futura sposa e futura
regina del reame.
La notizia diffusasi in un
battibaleno, creò grande agitazione nelle nobili famiglie dei formaggi con
figlie e grande eccitazione in tutte le caciottine in età da marito che
incominciarono a sognare di diventare regine, e curiosità in tutti i sudditi
del gran reame ansiosi di conoscere chi sarebbe stata la loro nuova regina.
Tutti iniziarono a scommettere cifre
considerevoli sulle nobili caciottine.
Nel giorno fissato per il ricevimento
reale, il re e la regina con la banda reale che suonava l’inno nazionale, accolsero
a palazzo reale, personalmente e con grandi sorrisi e abbracci tutti i nobili
sudditi del reame con le relative figliole, che fecero grandi inchini alla real
coppia, come aveva loro insegnato la maestra di cerimonie, che era poi la mamma
stessa. Tra tutte queste formaggine e caciottine il principe Provolone doveva scegliere
la più bella, la più buona e quella che riteneva la più degna di diventare la sua
sposa e futura regina.
Arrivarono in tanti anche dalle terre
più lontane del reame.
Anche un cacio portoghese, che aveva saputo
del bando, si recò a palazzo con la speranza di poter entrare di soppiatto e scroccare
gratis un lauto pranzo per poi scomparire senza lasciare traccia alcuna del suo
passaggio. Gli andò però molto male perché il re aveva dato precisi ordini ai
caci a cavallo di guardia a palazzo di far passare solo nobili titolati accompagnati
dalle figlie e lui, essendo single, fu cacciato a pedate con l’ordine di non
farsi mai più vedere, perché la prossima volta sarebbe stato accolto molto
diversamente. Il portoghese scappo a gambe levate giurando a se stesso che mai
e poi mai si sarebbe avvicinato più di tanto a palazzo reale.
Romolo e la nipotina Gaia (archivio)
Per primi giunsero il duca e la
duchessa d’Invernia accompagnati dalla duchessina Invernizzina. Dalla
Longobardia arrivò il conte di Certosa e la contessa Robiola con la loro amata
figlia Osella. Il duca di Taleggio e la dogaressa Robiola accompagnati dalla
figlia Crescenza, che tutti chiamavano Enza perché piuttosto bassa di statura.
Seguì il conte di Asiago, cognato del duca di Taleggio, con la dogaressa di
Trentingrana, accompagnati dalla contessina Gorgonzola chiamata anche Gonzola o
Conzola, il visconte di Rochefort e la viscontessa Brie con la loro bellissima
figlia Camebert. Dalla Sardegna arrivarono il barone e la baronessa Pecorino
con la figliola Arborea che furono felicissimi d’incontrare gli altri loro
nobili parenti del Continente; i Pecorino dell’Agro romano e i Pecorino della
Maremma toscana con le loro giovani pecorelle che non vedevano da anni. Dalla
Lombardia arrivarono e tantissimi altri rappresentanti della nobiltà caciara
del regno.
In fine, dalle terre del Mezzogiorno,
giunse il conte Mozza, la contessa Caciotta che non era di nobile schiatta ma
che il conte, contro il parere dei genitori, aveva voluto sposare con nozze
morganatiche per le sue doti e la sua bontà di contadinella, accompagnati dalla
loro bellissima, dolcissima e buonissima figlia Rella che tutti chiamavano
Mozza-rella per via della sua carnagione bianca dovuta alla giornaliera dose di
latte di bufala. Quelli che non amavano i suoi nobili genitori la chiamavano
invece Biancarella o, peggio ancora, Bancarella.
Il pranzo reale fu sontuosissimo e
tutti fecero onore ai piatti serviti da una schiera di servitori in livrea
bianca. La regina Grana, accompagnata dal figliolo Provolone, fingendo di fare
gli onori di casa con gli ospiti, fece il giro della tavolata e, con la scusa
di chiedere se tutto andava bene e se il pranzo era di loro gradimento, osservava
discretamente e attentamente, da buona futura suocera, il comportamento di
tutte le nobili formaggine, una delle quali una sarebbe diventata sua futura nuora.
Nel contempo il re ed i suoi illustri
ospiti facevano onore alle numerose e assortite pietanze che i real cuochi
avevano preparato nelle cucine reali per l’occasione e che sembravano non aver
mai fine, accompagnandole con abbondanti libagioni di vini D.O.C.G.G.
(denominazione d’origine controllata e geograficamente garantita) del regno perché
il re aveva vietato, pena cinquanta frustate, di bere birra o acqua minerale a
corte. Queste due bevande dovevano essere somministrate solo a coloro che dovevano
espiare colpe gravissime.
Nel tardo pomeriggio nel salone del
trono reale, addobbato per l’occasione, si aprirono le danze e i reali
osservarono con grande apprensione e molta attenzione con quale delle varie
formaggine e caciottine il loro amato principino Provolone aprisse le danze.
Provolone andò decisamente dalla bianca
Rella, seduta in fondo alla sala con i suoi genitori, e le chiese il privilegio
di concedergli l’onore di aprire con lui le danze. Rella arrossì ma disse di
sì. Cosi ebbero inizio le danze.
La scelta di Provolone riscosse il
favore dei genitori che si intesero con un cenno del capo ma infiammò d’invidia
molte delle altre formaggine che, con la scusa di qualche malore, uscirono
dalla sala per andare in bagno o appartarsi in un angolo dell’immenso giardino
reale per piangere sulla fine ingloriosa di un sogno a lungo coltivato …
diventare regina del grande regno dei formaggi.
Dopo alcuni mesi un nuovo bando reale
annunciò le nozze del principino Provolone con la contessina Rella che tutti ormai
chiamavano Mozzarella tranne i suoi detrattori che, insieme alle caciottine e
formaggine gabbate, continuarono a chiamarla Bancarella.
Le nozze furono celebrate, con grande
sfarzo, poco prima di Natale dal priore del convento della Contea di Mozza che
tutti in seguito chiamarono il monaco di Provolone perché divenne consigliere,
confessore e padre spirituale del futuro re. Essendo anche il buon monaco calvo
e piuttosto grassoccio, tutti lo soprannominarono il Monaco di Provolone e, il futuro
re, il Provolone del Monaco.
I festeggiamenti durarono a lungo e, per
tutto il reame, fu gran festa.
Poi …, poi …, poi, … e poi ancora, … e
ancora, … ….
Gli sposi reali vissero felici e
contenti circondati da uno stuolo di bocconcini e mozzarelline che fecero la
felicità dei genitori, dei nonni e di tutti i sudditi del reame.
Buon Natale e buone feste a tutti da Nonno
Romolo