sabato 3 maggio 2008

UN LIBRO PER NON DIMENTICARE / i giornalisti uccisi dalla mafia e dal terrorismo


La locandina del libro “Giornata della Memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo” , presentato oggi nella Sala della Protomoteca, in Campidoglio, scritto da Monica Andolfatto, Simona Bandino, Gaetano Basilici, Enrico Bellavia,Vincenzo Bonadonna,Roberto Franchini, Adriana Laudani, Giuseppe LoBianco, Umberto Lucentini, Pietro Messina, Antonella Romano, Alberto Spampinato, Marcello Ugolini, Marco Volpati,Leone Zingales. La copertina, realizzata dal pittore Riccardo Benvenuti, raffigura l’Angelo della memoria. L’ideazione grafica e l’impaginazione sono di Luisa Battiato.

Un ricordo,
un impegno


di Guido Columba


Mafia, camorra, terrorismo rosso e nero, in Italia. Eserciti in lotta, guerriglieri, banditi, all’estero. Persone, luoghi, motivi diversi. Accomunati da un solo nemico: nel loro mirino ci sono i cronisti. Perché hanno il compito di raccontare alla gente quello che accade. La realtà vera, non quella di comodo che questo o quel potente o prepotente di turno vorrebbe accreditare come tale. E per essere fedeli al loro compito i giornalisti pagano un prezzo altissimo. Fino ad essere uccisi e feriti gravemente.
Avviene da sempre e ovunque: ad Arlington, in Virginia, c’è un muro di vetro alto 7 metri al Journalists Memorial, sul quale sono incisi i nomi di oltre 1.500 giornalisti uccisi. Ogni anno l’elenco delle vittime si allunga. In Italia dal dopoguerra ad oggi troppo lunga è la lista dei giornalisti colpiti. A loro l’Unci dedica la Giornata del 3 maggio 2008 in concomitanza con quella internazionale che l’Onu intitola alla libertà di informazione. Una Giornata per ricordare, ma anche per impegnarsi affinché ciò che è stato non sia più e i cronisti possano informare liberamente e senza rischiare la vita.
Diceva il collega Tiziano Terzani che “la storia esiste solo se qualcuno la racconta”, ma la storia è la cronaca vista a distanza di tempo. Senza cronaca, dunque, non c’è storia, e senza storia non c’è coscienza del progredire della civiltà né delle battute di arresto o, a volte, dei ritorni indietro. E perché la cronaca sia veritiera occorre che i cronisti abbiano la possibilità e la capacità di raccontarla. Non è certo un caso che, ricevendo i vincitori del Premio Cronista 2002 - Piero Passetti al Quirinale, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi abbia pronunciato per la prima volta la frase divenuta poi il leit motiv del suo rapporto con la stampa: “il cronista è il Dna del giornalismo, tenete dritta la spina dorsale”. Né che il suo predecessore, Oscar Luigi Scalfaro tutte le volte che incontrava i cronisti ripetesse “il fatto è il fatto è non lo può cambiare neanche DomineDio”. L’attuale Presidente, Giorgio Napolitano, in occasione del recente Congresso della Fnsi, ha richiamato “l’insostituibile funzione civile di una informazione libera e pluralistica e il suo ruolo essenziale nella crescita di una società democratica”.
La Giornata, organizzata d’intesa con Federazione della Stampa e Ordine dei giornalisti e che ha l’Alto Patronato del Presidente Napolitano e i Patrocini del Presidente del Consiglio e dell’Unesco Italia, da un lato è il naturale proseguimento dell’attenzione dell’Unci a questo tema – già evidente con il Giardino della Memoria di Palermo, nel quale cronisti e magistrati piantano alberi in memoria di magistrati, giornalisti e uomini delle forze dell’ordine uccisi dalla mafia - dall’altro realizza la celebrazione unitaria e contemporanea del ricordo di colleghi a ciascuno dei quali sono dedicate particolari commemorazioni, manifestazioni, Premi, Fondazioni, Associazioni impegnate in attività sociali e benefiche.
E’, naturalmente, anche una Giornata di impegno e mobilitazione: il doveroso omaggio ai colleghi che alla libertà dell’informazione hanno sacrificato la vita, o sono stati gravemente feriti, si deve coniugare con il sostegno ai molti, troppi, giornalisti che nella loro attività quotidiana subiscono minacce, intimidazioni, violenze e con la rivendicazione del pieno e libero esercizio della professione. Dalla Giornata gli interventi dell’Unci a difesa della libertà di informazione nei confronti di tutti coloro – criminali, magistrati, forze dell’ordine, politici, amministratori, potenti di ogni genere che ostacolano l’informazione cercando di impedirla, negando le notizie o arrivando anche a distorcerle ai loro fini - saranno rafforzati, come anche le azioni per impedire che leggi, norme e circolari mettano ulteriori ostacoli al diritto-dovere di cronaca già così difficile da realizzare.
L’Unci ha varato l’iniziativa della Giornata nel novembre del 2006 a Viareggio quando il Consiglio nazionale ha approvato un ordine del giorno presentato dai consiglieri siciliani Antonella Romano, Giuseppe Lo Bianco e Leone Zingales. Il Consiglio ha affermato che ‘’il sacrificio dei giornalisti uccisi nell’esercizio del proprio dovere di informare segna una dolorosa tappa del cammino di progresso civile di ogni comunità democratica che ha nell’informazione uno dei pilastri fondanti del proprio contratto sociale. I nomi e le storie dei colleghi uccisi, in massima parte cronisti, costituiscono irrinunciabili testimonianze di impegno civile e deontologico che devono essere tenute sempre vive nella memoria collettiva dei cittadini. I colleghi sono ricordati con singole manifestazioni e premi giornalistici: la Giornata di Roma li accomunerà e renderà più evidente il tributo pagato dai giornalisti italiani alla democrazia’’.
Per sostenere la Giornata abbiamo anche chiesto un impegno al mondo politico, sempre prodigo di sperticati elogi per la funzione democratica fondamentale del giornalismo. Abbiamo sottoposto l’iniziativa al Presidente della Commissione antimafia Francesco Forgione, al Presidente della Commissione affari costituzionali della Camera Luciano Violante, al deputato Marco Boato. Il risultato è stata la proposta di legge n. 2735 per l’istituzione della “Giornata nazionale della memoria dei giornalisti uccisi dalla criminalità mafiosa e dal terrorismo” presentata il 5 giugno 2007 dall’on. Boato alla Camera.
La manifestazione in Campidoglio precede di pochi giorni la data del 9 maggio, anniversario dell’uccisione, nel 1978, dell’on. Aldo Moro, che una legge del 2007 ha stabilito sia il “Giorno della memoria”, al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno ed internazionale, e delle stragi di tale matrice.
La nostra iniziativa ha da un lato un taglio più ridotto, ma allo stesso tempo più ampio. Ridotto perché riguarda una sola categoria di cittadini - anche se speciale come quella dei giornalisti - tra le tante che sono state colpite. Ampio perché le vittime che ricorda non lo sono state solo della violenza terroristica ma anche, e soprattutto, di quella delle organizzazioni mafiose e perché si estende ai colleghi morti mentre erano impegnati nelle maggiori aree di crisi mondiale, e in Italia in circostanze diverse.
E la celebrazione l’abbiamo abbinata al 3 maggio per sottolineare la Giornata mondiale della libertà dell’informazione decretata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1993 e organizzata annualmente dall’Unesco. Giornata che quest’anno si svolge a Maputo, capitale del Mozambico, con un focus sulle relazioni tra libertà di stampa, libero accesso alle informazioni e crescita dell’autonomia e responsabilità dei popoli.
Nel libro ricordiamo tutti i giornalisti italiani morti nel dopoguerra. A partire dagli 11 uccisi da mafia, camorra e terrorismo: Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato, Walter Tobagi. Un capitolo ricorda i colleghi uccisi all’estero o in Italia in circostanze diverse: Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Ezio Cesarini, Raffaele Ciriello, Eugenio Colorni, Maria Grazia Cutuli, Almerigo Grilz, Gabriel Gruener, Marco Luchetta, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Carmine Pecorelli, Guido Puletti, Antonio Russo. Ci sono poi Graziella De Palo e Italo Toni scomparsi in Libano. Un altro capitolo ricorda gli operatori Dario D’Angelo, Miran Hrovatin, Alessandro Ota e Marcello Palmisano e Maurizio Di Leo, tipografo del Messaggero ucciso “per errore” dai Nar. Poi i colleghi “gambizzati” dai terroristi: Vittorio Bruno, Nino Ferrero, Antonio Garzotto, Indro Montanelli, Guido Passalacqua, Franco Piccinelli, Emilio Rossi. Completano il libro le sintetiche biografie di tutti i colleghi e la storia del Giardino della Memoria di Palermo.
Il libro è aperto dal messaggio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato per la Giornata, e dalle prefazioni di Roberto Natale, Presidente della Federazione della Stampa e Lorenzo Del Boca, Presidente dell’Ordine dei giornalisti. A scriverlo sono stati Monica Andolfatto, Simona Bandino, Gaetano Basilici, Enrico Bellavia, Vincenzo Bonadonna, Roberto Franchini, Adriana Laudani, Giuseppe Lo Bianco, Umberto Lucentini, Pietro Messina, Antonella Romano, Alberto Spampinato, Marcello Ugolini, Marco Volpati, Leone Zingales. La copertina, realizzata dal pittore Riccardo Benvenuti, raffigura l’Angelo della memoria. L’ideazione grafica e l’impaginazione sono di Luisa Battiato.
Le storie dei singoli colleghi sono descritte negli articoli e nella biografie. Devo però richiamare alcuni temi generali.
L’impegno personale: nessuno ha avuto la vocazione dell’eroe, ma tutti, indistintamente, non si sono mai accontentati della versione ufficiale o di comodo degli avvenimenti. Hanno fatto del giornalismo d’inchiesta, sono andati a vedere di persona, hanno raccontato cose che gli altri non vedevano o non volevano vedere, hanno collegato fatti, nomi, vicende scollegate tra loro per risalire alla verità. Sono stati animati da carica ideale ed etica e da passione civile e sociale. Diversi sono stati spinti anche da passione politica: in prevalenza di sinistra, anche accentuata, ma anche di destra. Cesarini, Colorni, Malatesta e Merli sono stati uccisi da fascisti e tedeschi.
Il rapporto con la professione: Alfano, Impastato e Rostagno non erano iscritti all’Ordine dei giornalisti, lo sono stati d’ufficio dopo la morte. Russo non ha mai voluto farlo. Cutuli è stata promossa inviata speciale dopo la morte. Siani è stato assunto a morte avvenuta.
Le definizioni: per il loro impegno nel descrivere la vera natura del terrorismo gli assassini hanno chiamato le loro vittime in vario modo. Tobagi: terrorista di Stato. Casalegno: servo dello Stato. Montanelli: schiavo delle multinazionali. Rossi: velinato del Ministero dell’Interno e piazza del Gesù. Ferrero: servo del Pci. Passalacqua: giornalista riformista.
I misteri sulla morte: pochi dei delitti commessi contro i giornalisti sono stati risolti. Nella maggior parte dei casi rimane inappagata la richiesta di giustizia e la constatazione che si sarebbe dovuto e potuto fare molto di più per individuare mandanti, esecutori, complici. Mancano, inoltre, quattro corpi: quelli di Baldoni, De Mauro, De Palo, Toni.
La Giornata che celebriamo costituisce un dovere e un impegno.
Il dovere di ricordare i colleghi che hanno pagato con la vita o con gravi sofferenze la loro determinazione a raccontare la verità. Cosa che abbiamo fatto anche assegnando il Premio Cronista alla memoria nel 1993 ad Alfano, nel 1994 a Luchetta, nel 1995 a Palmisano.
L’impegno a difendere il diritto-dovere di cronaca e la libertà di stampa contro i tanti, troppi, nemici che vorrebbero far tacere i giornalisti. E’ un impegno che l’Unci si è assunto e che intende mantenere con grande determinazione. E che da questa Giornata esce rafforzato.
Guido Columba /ANSA/ CD

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