Nella piazzetta di Monteportuso ieri sera si è tenuto il
"Carlo
Sigismondo Capece, forse, conosce il Trinchera e umanizzando le maschere le
spinge dai “vezzi” ai “vizi”.
È
un mondo di mostri quello che circonda il vecchio zio protagonista di questa
storia.
Da
una parte le morbosità assillanti, le necessità, il lascito, le sue ultime
volontà, dall’altra l’attesa spasmodica di una rinascita.
Tutti
attendono la sua morte, ne hanno bisogno.
È
una generazione in attesa. Anche Pulcinella nei panni del nipote urla: “questa
è casa mia! Fai presto a fare quello che devi fare!”. Metafora antica ma
assolutamente eloquente dei nostri giorni, della nostra condizione economica e
soprattutto politica.
E
questa sorta di limbo trasforma tutti in mostri, attorno a un protagonista
ingombrante che, infatti, non cede il posto nemmeno al Pulcinella ma,
piuttosto, è pronto ad una cura rinvigorente, una sorta di lifting che possa
permettergli di sposare una donna che potrebbe essergli figlia, rubandola al
nipote che nel frattempo invecchia come tutti quelli che come lui attendono
delle decisioni, un’eredità, una qualunque , che dia loro un ruolo, un posto
nella società. Ma Carnevale non muore mai e non brucia sulla pira dove,
piuttosto, vanno in fumo le speranze di un'altra giovane generazione,
l'ennesima.
È
questo che genera decadenza ed è decadente, la nostra società che non da
speranza a chi ha coscienza. E vive l'ottuso e l'ignorante e s'arricchisce il
superficiale.
Ma
il vecchio, lui, ha voluto così. Non facendo quello che doveva fare, è lui il
vero mostro."
Massimo De Matteo
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