Benito in questo romanzo " percorre il tempo nelle sue diverse invenzioni. Somigliarsi nella direzione emotiva.
"quel qualcuno che da tutta la vita mi compare davanti ha sempre lo stesso aspetto. Gli ho dato anche un nome, eppure non mi parla. Ho tanto creduto in lui da vederlo costantemente presente, estraneo all'ordine rottondo del tempo.
- E come è andata a finire?
- Era tutto già scritto, solo che io non l'avevo letto"
"Del saggio nessuna traccia, ne come barista nè come pescatore. Quindi: mi trova ad aspettare il treno.(...) Vediamo se ricordo com'è il mondo quando gli si va sopra e incontro a piedi nudi. Chi si diventa."
" Se lei verrà per quel caffè, con il taccuino in mano: questa è al momento la mia distanza dall'amore. Vive ancora della sua sostanza più pericolosa: come possibilità, come sogno come nodo, come centro"
Benito in una foto d'archivio in occasione della presentazione del libro di poesie "L'identico e il diverso"
Ci eravamo lasciati venerdì 14 giugno 2013 con la prima parte di quella che si preannuncia essere la saga letteraria (evvabbé!) di questa estate (positanese).
Vi ricordate quel libro in stampa quasi pronto per gli scaffali? Ecco! Adesso lo potete trovare a Positano e un po' ovunque, pubblicato e distribuito da Edizioni Positanonews e - udite udite - abbiamo avuto il via per svelarvi il titolo.
Ma prima, dato che non si giudica un libro dalla copertina, vi portiamo subito nella storia:
"Del resto, chi altro posso seguire in una notte nera e arancione come questa?" parole del protagonista - un ragazzo che definirlo in crisi esistenziale sarebbe poco, indeciso se percorrere la strada di un giovane Werther o di un giovane e basta - che inizia a seguire un uomo che gli sembra il saggio - senza potere sulla dolcezza delle arance - e inseguito da un altro con occhiali asimmetrici, inequivocabilmente pazzo - ma che le arance le azzecca sempre dolci - per poi incamminarsi sulla stessa strada di un bambino con cui è tutto un parlare di albe e di sirene.
Che sarebbe una storia assurda, se a raccontarla non fosse la biro di Benito Ruggiero che, ben lontano dall'arrendersi a una prosa classica, fa uso di un linguaggio parlato, diretto, voce narrante in prima persona, la sua, del ragazzo, affascinato da orizzonti, scogliere, binari, ma soprattutto foreste - quel genere di foreste che ti rendono forestiero. Sì, un po' forestiero, un po' lupo solitario, ma anche tanto sognatore - di ragazze con un taccuino, di gonne verdi, di turiste che chiedono una foto sorridendo: "Whiskey!".
Noi la mettiamo sul ridere, ma se ci permettiamo di farlo è proprio perché il materiale è di quelli che si fanno ricordare, quel genere di libro che ti fa venire voglia di conoscere l'autore perché noi - come voi - iniziamo a chiederci "Ma quanto c'è di autobiografico in questa pretesa veste di romanzo?". Non ci è dato sapere. O forse sì. Perché sembra che l'autore in agosto sarà a Positano e, complici l'Associazione Posidonia e - Ladies & Gentleman… - I Murattori, presenterà il suo libro.
Ah, a proposito! Va bene che i libri non si giudicano dalla copertina… ma sulla copertina guarda caso c'è il titolo, un bel titolo, uno di quei titoli che quando li leggi ti viene da dire: però, bello 'sto titolo! "L'invenzione emotiva"!
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