Una piece scritta da Gianmarco Cesario e Antonio Mocciola
canta Massimo Masiello.
Al pianoforte Mariano Bellopede
" Scampato all’assedio di Vukovar, nella Slavonia nell’autunno
del 1991, il giovane croato Goran, appena quattordicenne, arriva con mezzi di
fortuna in Italia, con un sogno nel cuore: cantare, così come faceva nella sua
terra, insieme alla sua famiglia di artisti, purtroppo non scampata allo
sterminio. Ma lui, rifugiato politico, senza più nemmeno le scarpe per
camminare, comincia a lavorare prima nei campi, poi come cameriere, nelle case
di ricchi borghesi, quindi in un ristorante, dove fa tanti incontri, con
personaggi appartenenti a varia umanità. La musica resta il suo sogno ed anche
la sua ancora di salvezza, nelle sere in cui, da solo, racconta a se stesso la
sua storia, gli orrori visti e vissuti, ma anche le piccole gioie. Il suo mito,
oggi , dopo oltre vent’anni, come allora, è un piccolo uomo, uno che ce l’ha
fatta. Anche la famiglia di quest’uomo veniva da un paese martoriato dalla
guerra civile, ma lui, grazie alla musica, ha riscattato le umiliazione ed il
dolore, diventando il grande Charles Aznavour."
Riuscirà Goran, cantando le canzoni del suo mito, a realizzare il suo sogno?
La pièce intende raccontare il dolore della guerra, la speranza della rinascita, l’esperienza della migrazione, fenomeno purtroppo da millenni di perenne drammatica attualità. Si raccontano due storie, quella di fantasia del croato Goran, io narrante dello spettacolo, e quella invece reale di Charles Aznavour, la star francese di origini armene, le cui canzoni fanno da contrappunto al monologo scritto a quattro mani da Gianmarco Cesario ed Antonio Mocciola per Massimo Masiello.
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