Coreografia
e Interpreti: Roberto Matteo Giordano Gennaro Maione
VOCE: Francesca Annunziata
VOCE: Francesca Annunziata
Drammaturgia e Regia Roberto Matteo Giordano
Produzione: Palco 11zero8
Durata: 55 minuti
Sinossi: Il ventottenne
Paul Verlaine è un poeta in ascesa, ha una vita borghese ed è sposato quando,
leggendo un giorno i versi inviatigli da un aspirante poeta di diciassette
anni, Arthur Rimbaud, ribelle ed anticonformista, ne rimane catturato, tanto da
chiedergli di raggiungerlo a Parigi. Il loro incontro è detonante e Verlaine,
attratto dal giovane, abbandona la moglie. Tra i due nasce una turbolenta
relazione vissuta all’insegna della dissolutezza e fatta di liti furibonde,
rappacificazioni e momenti di serenità fino a quando, alla fine, essi si
separeranno e procederanno verso destini completamente opposti, ma legati per
l'eternità da un qualcosa di vissuto in maniera piena, assoluta e quindi
tendente all’infinito. La storia è raccontata attraverso riflessioni di
Mathilde Mauté, moglie di Verlaine e figura irrinunciabile nella vita del poeta,
la cui esistenza è inesorabilmente sconvolta da un matrimonio naufragato troppo
presto.
Note di Regia: Il lavoro nasce come costola di un
altro spettacolo, Amor Q, sempre ideato e diretto da Roberto Matteo Giordano
dove vengono narrate quattro storie d’amore vissute in epoche diverse tra cui
quella di Verlaine e Rimbaud; in “Noi
saremo” a tale storia viene dedicata l’intera performace. Verlaine e Rimbaud
sono figli del loro tempo, un tempo in cui l’artista romantico si ribella alla
tradizione e ai canoni, perché l’una e gli altri ingabbiano la fantasia, la
creatività e, quindi, impediscono all’ anima,
allo spirito di sfogare in qualche modo la tensione verso l’infinito che è la
testimonianza di come l’intelletto, pur partendo dall’esperienza, quotidiana e
sensibile, di un mondo limitato e finito, può superarne limiti e confini per
esperire ciò che sta oltre.
Attraverso il concetto di infinito, utilizzando principalmente il
movimento come strumento di espressione,
vengono raccontate le vicissitudini dei due poeti maledetti dando
priorità alla parte emozionale, ai
sentimenti e alla fusione delle due anime/corpi
in un Uno Assoluto.
L’intreccio
fisico ed emotivo avviene nella loro mente dunque dove lo spazio sembra essere
illimitato.
Godendo
dell’ Io infinito, e quindi della sua assoluta
attività e spontaneità, essi vivono conseguentemente della sua assoluta libertà
e la
loro poesia è così il risultato del “caos” interiore dei protagonisti,
quel caos che disintegra l’ordine alle cose, lo smisurato al posto del
misurato, l’infinito al posto del finito che va cercato non dopo la morte, ma
nell’ardore di una vita vissuta intensamente.
( Roberto Matteo Giordano)
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