"Una barcaccia mal'impeciata, che tiene ancora il mare". Così Giordano Bruno scriveva nel 'Candelaio', splendida commedia teatrale in cinque atti pubblicata a Parigi nel 1582. Il filosofo invitava a seguire non "zoppe speranze, robba corta" ma il pensiero che libera, perché "bisogna martellare a misura quando sono più che uno a battere un ferro" ed è "gran cosa il mondo". Questa passione per l'uomo e la sua verità, liminare e perciò infinitamente più bella di ogni dogma cucito alla pelle dei giorni, è anche la cornice in cui si muove il libro di Aldo Masullo, 'Giordano Bruno maestro di anarchia' (Edizioni Saletta dell’Uva, Caserta, pp. 120, euro 10, http://www.salettadelluva.it).
Filo rosso che cuce le pagine di Masullo, docente emerito di Filosofia morale e indiscusso maestro di generazioni di ribelli di pensiero, è la considerazione che Bruno ci avvia alla grande riflessione etica della modernità, che poi con Emanuele Kant si compie. L’inaudita idea cosmologica bruniana della pari dignità di tutti i centri porta in sé implicita l’idea kantiana del nesso emancipazione-responsabilità. Il volume è pubblicato nella Collana 'Le uova del Drago' diretta da Gerardo Picardo (scrittore positanese di adozione, che è stato tra gli allievi del filosofo autore del saggio) e presenta quattro approfondimenti sul pensiero inquieto del Nolano: 'Il confusissimo secolo', 'Il mondo rinversato', 'Convertiamoci alla giustizia' e 'Il Bruno di Gentilee una critica di Sasso'.
Masullo spiega la genesi di questo imperdibile pamphlet: "Ho accolto il generoso invito a riunire questi miei brevi scritti bruniani perché, pur non essendo un brunista, uno storico o un filologo specialista del Nolano, ma solo un suo innamorato, sento il dovere di fare quel poco che posso, e ognuno quel poco che può dovrebbe farlo, per incoraggiare chiunque legga, soprattutto i giovani, a dare forza alla consapevolezza civile, poco più di quattro secoli fa inaugurata da Bruno".
E se è vero che nulla accade nel passato e il nostro vero tempo è il presente, ecco che "la filosofia di Bruno, secondo cui ogni luogo dell’infinito universo è centro, e ogni uomo, in quanto vita di ragione, dunque libero, ha pari dignità con ogni altro, è la base speculativa dell’idea politica della democrazia". Annota Masullo: "Tutti liberi in forza della ragione, che li caratterizza come uomini, gli individui sono costitutivamente comunicanti ossia, come scrive Bruno nello Spaccio della bestia trionfante, partecipi del «campo del Convitto, Concordia, Communione». Insomma l’umano è contrassegnato dalla non separatezza degl’individui, dalla loro relazione".
Il Nolano pensa insieme l’idea cosmologica e il principio etico, che fondano la modernità politica, la forma democratica dell’ordine civile. Per lui ogni individuo umano, in quanto centro irriducibile tra infiniti centri irriducibili, con cui non può non essere sempre aperto a comunicare, è portatore di responsabilità piena. Ma proprio perciò nessun capo è assoluto. L’ordine umano è anarchico. C’è ordine in una società, solo quando tutte le diversità sono ugualmente rispettate. La dignità umana comporta il rifiuto dell’unità e la ricerca dell’unione.
Capire Bruno è capire il suo tempo espresso nei suoi pensieri. Ma, poiché nel capire noi pensiamo secondo il nostro tempo, così com’esso nei nostri pensieri si esprime, una ed una sola criticamente legittima ‘attualizzazione’ di Bruno si può concepire, ovvero il confronto tra i suoi pensieri del suo tempo e i nostri pensieri del nostro tempo.
La nostra guida sicura è «la lanterna della Raggione». Essa ci consente di scoprire che l’ideale assoluto è la pace, «la communione degli uomini, la civile conversazione». Certo i «vincoli» umani, che nella natura hanno la loro radice, ovvero la loro condizione necessaria, solo nel faticoso operare storico attraverso i processi della cultura possono svilupparsi in ordini civili.
Il pensiero di Bruno è il canto della ragione, la quale non può rinunciare alla prospettiva in cui la sua essenza consiste. Se non pensiamo la questione dei ‘diritti umani’ come centrale struttura problematica del presente, non possiamo comprendere il nostro tempo nei nostri pensieri. Tra la struttura problematica del tempo di Bruno, in cui egli pensa la ragione intendendola come paritaria dignità degl’infiniti centri di soggettività, e la struttura problematica del tema dei ‘diritti umani’, in cui noi oggi pensiamo il nostro tempo, l’analogia è evidente. È questo uno dei motivi per cui Bruno, nel suo tempo, ci è compagno, nel nostro tempo. ( REDAZIONE )
Nessun commento:
Posta un commento