Un libro che non può mancare nella nostra biblioteca di
Paolo Cucchiarelli.
Un collega dell’ Ansa, giornalista parlamentare da oltre vent’anni. Ci si incontrava
prevalentemente a Montecitorio o a Palazzo Chigi.
E' da poco uscita la seconda edizione del libro inchiesta ." Morte di un Presidente"
Paolo è un
professionista attento, preciso, meticoloso.
Ha seguito le commissioni d’inchiesta sui casi politico-giudiziari più eclatanti degli ultimi anni: Il sequestro e poi l’uccisione di Aldo Moro, l’attentato a Giovanni Paolo II, Gladio, Tangentopoli, la vicenda Mitrokhin.
Ha pubblicato Mani pulite e bocche aperte (con Ferdinando Regis, 1993), Lo Stato parallelo (con Aldo Giannuli, 1998), La strage con i capelli bianchi (con Paolo Barbieri, 2003) Iraq. La guerra senza volto (con Vincenzo Mulè, 2005), Piazza Fontana. Chi è Stato? (2005). La sua inchiesta più celebre si intitola Il segreto di Piazza Fontana, è uscita per Ponte alle Grazie una prima volta nel 2009, e successivamente in edizione aggiornata nel marzo 2012.
Morte di un Presidente è la ricostruzione attenta della vicenda Aldo Moro, dal sequestro all'uccisione, ed ancora alle indagini
Ha seguito le commissioni d’inchiesta sui casi politico-giudiziari più eclatanti degli ultimi anni: Il sequestro e poi l’uccisione di Aldo Moro, l’attentato a Giovanni Paolo II, Gladio, Tangentopoli, la vicenda Mitrokhin.
Ha pubblicato Mani pulite e bocche aperte (con Ferdinando Regis, 1993), Lo Stato parallelo (con Aldo Giannuli, 1998), La strage con i capelli bianchi (con Paolo Barbieri, 2003) Iraq. La guerra senza volto (con Vincenzo Mulè, 2005), Piazza Fontana. Chi è Stato? (2005). La sua inchiesta più celebre si intitola Il segreto di Piazza Fontana, è uscita per Ponte alle Grazie una prima volta nel 2009, e successivamente in edizione aggiornata nel marzo 2012.
Morte di un Presidente è la ricostruzione attenta della vicenda Aldo Moro, dal sequestro all'uccisione, ed ancora alle indagini
PREMESSO : Che, a
seguito di formale incarico ho esaminato le varie perizie balistiche,
merceologiche e la relazione autoptica, comprensive delle immagini fotografiche
riprese all’epoca dei fatti, allegate alle stesse e quelle scattate di recente,
nel 2015, sulla Renault 4 dove venne rinvenuto il cadavere dell’Onorevole Aldo
Moro nato a Maglie (LE) il 23-09-1916, trovato cadavere a Roma il 09-05-1978 in
via Caetani all’interno della Renault 4, con targa falsa Roma N57686 di colore
rosso.
Che lo scopo del presente Parere Pro Veritate è quello di verificare la
veridicità che l’on. Aldo Moro sia stato
ucciso all’interno del bagagliaio della Renault 4, come accertato
giudiziariamente a suo tempo e quello di stabilire - eventualmente - la esatta
dinamica di tale evento e la sua collocazione all'interno della Renault 4.
CIÓ PREMESSO : Esaminati gli atti e i documenti relativi al caso, con particolare
riferimento alle perizie redatte dai CCTT dell’epoca dei fatti, presenta il
proprio Parere Pro Veritate di
Consulenza Tecnica relativo agli accertamenti tecnico-balistici.
Gli elementi disponibili su cui si è lavorato sono:
1) Perizia Tecnico-balistica-merceologica Ugolini, Boragine (PP 39418/78);
2) Ispezione del cadavere in data 09/05/1978 e referto autopsia in data
10/05/1978;
3) Perizia merceologica perquisizione viale Giulio Cesare di Marracino,
Baima Bollone, Ghio (PP1482/78);
4) Perizia balistica collegiale perquisizione viale Giulio Cesare (PP
1482/78) Nebbia, Ugolini, Jadevito, Baima Bollone;
5) Perizia di parte civile presentata per conto di Valerio Morucci e
Adriana Faranda dall'avvocato Tommaso Mancini 19/02/1980;
6) Perizia Procedimento Paolo Santini ed altri (PP 54/80);
7) Perizia su armi Brigate Rosse di Salza e Benedetti (Procedimento Maccari
e altri PP 15621/93-R);
8) Relazione del sopralluogo sulla scena del crimine Omicidio Avv.
Schettini Italo avvenuto a Roma il 29-3-1979 in via Ticino nr. 6, (PP 41830/79 B.P.M.);
9) Parere Pro Veritate del Prof. Alberto Bellocco Med. Legale, richiesto da
Cucchiarelli.
La consulenza è articolata su tre piani documentali:
1) Gli elementi e le eventuali mancanze della prima perizia balistica;
2) Gli eventuali elementi utili presenti nelle altre perizie;
3) I riscontri effettuati autonomamente su una Renault R4 simile a quella
ritrovata in Via Caetani per valutare e testare le varie ipotesi di
ricostruzione della dinamica con riprese fotografiche.
Per questa ultima valutazione si sono ricostruiti in dettaglio entro la
macchina tutti gli elementi certi, verificati e fotografati all'epoca per
mettere a raffronto i dati acquisiti con l'ipotesi di ricostruzione che si è
evidenziata da una lettura sistematica degli elementi, presenti anche nella
perizia autoptica dell'epoca e da quella richiesta da Paolo Cucchiarelli al
professor Bellocco.
I punti poco chiari e/o dubbi sono: a seguito di revisione della perizia medico legale del 1978 da parte del
Prof. Dott. Alberto Bellocco è stata effettuata una valutazione tramite il
nomogramma di Henssge, quindi in base a questo moderno metodo scientifico, oggi
standard nell'esame in materia, si può affermare che il decesso di Aldo Moro è
avvenuto in un range di tempo compreso tra le ore 01,50 e le ore 07,20 del
09-05-1978 con un orario stimabile per le ore 04,35. Quindi circa sei ore prima
del tempo stimato nel 1978. Cosa è successo in questo lasso di tempo in più? La
scena del crimine può essere stata manipolata, è la prima cosa che viene in
mente, essendovi stato tutto il tempo per farlo.
L’arma che ha sparato è verosimilmente una pistola mitragliatrice di
produzione Cecoslovacca “mitraglietta” modello Skorpion (Samopal Vz 61)
prodotta dalla Ceskoslovenska Zbrojovka (CZ) in calibro 7,65 Browning alias 32
ACP alias 32 AUTO, riconducibile dalle sole impronte di classe o meglio
dalla posizione lasciata dai segni di espulsione, estrazione ed altri
particolari presenti sui bossoli e quelli sulle rigature esaminate nelle
perizie balistiche eseguite all’epoca dei fatti.
L’altra arma è stata identificata, a suo tempo, in una Walther PPK/S con
canna adattata in calibro 9mm Browning Corto alias 9 Corto alias 9x17 alias 380
ACP alias 380 AUTO, ma, in origine, era camerata per il calibro 7,65 Browning,
come si evince anche dalle scritte presenti sul alto sinistro del carrello
dell’arma in questione.
L‘arma fu rinvenuta, a seguito di una perquisizione, nel covo di via
Silvani a Roma, (reperto 47/18).
Su questa ultima arma sorgono alcuni dubbi dal fatto che non è mai stato
possibile verificarne la completa corrispondenza in quanto la rigatura, a detta
dei CCTT periti balistici, è stata danneggiata da un maldestro uso degli acidi
per la ricostruzione del numero di matricola abraso. Qui sarebbe da capire come
sono state eseguite le operazioni di rinvenimento del numero di matricola,
essendo questo apposto esternamente, all’arma.
Comunque è da precisare che, anche qui, sono state verificate solo impronte
di classe e non di singolarità.
Pertanto una perizia comparativa rigorosa non è mai stata fatta fra i
“reperti” ed i “test” sparati dalle armi in sequestro. Per cui vi è il
dubbio, mai risolto, se furono realmente tali armi a sparare.
Riepilogo
reperti balistici rinvenuti sulla Scena Del Crimine ed in fase autoptica.
¨ 8 proiettili cal. 7,65 Browning rinvenuti nel
cadavere;
¨ 2 proiettili cal. 7,65 Browning rinvenuti sul
cadavere tra maglia e camicia;
¨ 1 proiettile cal. 9 Browning Corto rinvenuto sul
pianale R4;
¨ 7 bossoli cal. 7,65 Browning rinvenuti nella
Renault R4;
¨ 1 bossolo cal. 7,65 Browning rinvenuto in obitorio
tra coperta e collo vittima;
¨ 1 bossolo
cal. 9 Browning Corto rinvenuto in obitorio tra coperta e collo vittima.
Per un totale di
9 bossoli e 11 proiettili.
Riepilogo
reperti balistici mancanti.
¨ 2 bossoli cal. 7,65 Browning.
Riepilogo
reperti balistici probabilmente mancanti.
¨ 1 proiettile cal. 9 Browning Corto oppure 7,65
Browning.
¨ 1 bossolo cal. 9 Browning Corto oppure 7,65
Browning.
Le sequenze di sparo sono 3 perché le
"rosate" dei colpi sul corpo, sono tre e sono di differente
tipologia e ben distinguibili, tra loro, ad una attenta analisi delle relative
foto e degli atti.
L’On. Moro fu colpito da due
distinte sequenze di sparo a
colpo singolo (prima serie e seconda serie) con la sola “mitraglietta” Skorpion
cal. 7,65 Browning munita di silenziatore.
La terza: si tratta di una rosata, o meglio di un raggruppamento di colpi
ben distinguibili tra loro, sparati in modalità semiautomatica ossia a colpo singolo
utilizzando due armi differenti (terza serie) con la Skorpion cal. 7,65
Browning e con una pistola cal. 9mm Browning Corto.
la piantina della vettura con la dislocazione dei reperti, riportata in
perizia, è errata. La reale collocazione dei reperti così come desumibili da
foto dell'epoca e dai documenti di perizia è completamente diversa. Da una
attenta analisi si può rilevare che la
posizione di ben 7 (sette) reperti su 10 (dieci) è errata in perizia, ossia il
70%.
E’ evidente che ciò, ai fini di una valutazione oggettiva e ponderata
d’insieme della Scena Del Crimine, con particolare riferimento alla dinamica
degli eventi, cambia tutto lo scenario e di non poco. Infatti, è rilevante
soffermarsi sul fatto che i periti stessi definiscono un "depistaggio"
la dislocazione nella parte anteriore della vettura dei bossoli 7,65 Browning,
sparati dalla Skorpion, ma senza spiegarne il perché. Secondo i periti, non è possibile stabilire la, o meglio, le posizioni
dello sparatore. A nostro avviso la mancata indicazione dell'angolazione
(inclinazione) intrasomatica dei colpi, è parzialmente vera, in quanto nel
referto autoptico non è scritto nulla a riguardo ma vi sono diverse foto del
corpo con inseriti gli specilli (si tratta di una specie di tondino in acciaio)
nei tramiti dei colpi e quindi bastava semplicemente osservare le foto
già disponibili all’epoca per avere la risposta.
Il corpo non poteva essere stato attinto da tutti i colpi nella posizione
in cui è stato rinvenuto tranne per un colpo calibro 9 mm Browning Corto,
sicuramente, in quanto vi è piena compatibilità di traiettoria e forse per
un’altro colpo.
In tale posizione è impossibile bucare il polpastrello del pollice sinistro
in quanto il braccio sinistro era posto sotto il cadavere.
La maglia a carne ossia la canottiera e la camicia presentano scolature di
sangue in due differenti direzioni, è quindi la conferma che il corpo è stato
spostato almeno due volte.
Da una attenta analisi dei fori presenti sul cadavere si evince che i colpi
che hanno attinto l’on Moro sono 12 e non 11 come finora sostenuto. Cosa
confermata anche dal medico legale Prof. Dott. Alberto Bellocco.
Le radiografie effettuate non sono state allegate alla perizia, grave
mancanza, per cui il 12mo colpo dovrebbe essere ancora nel cadavere. Esse si
sono perse e comunque non sono mai state rese note, nemmeno la stampa in positivo.
La disposizione degli schizzi di sangue all’interno della vettura non è
congruente, nemmeno lontanamente, con la dinamica ipotizzata dai periti.
Sul pianale del portabagagli, ove è stato ritrovato il cadavere, vi sono
due vistose macchie di sangue che, essendo opposte a come dovrebbero essere,
dovevano quanto meno fare venire un dubbio a chi analizzò la scena del crimine.
In sostanza, la maggiore quantità di sangue sarebbe uscita dalle gambe dove non
è stato riscontrato nemmeno un graffio.
Tutti questi elementi o meglio incongruenze sono la conferma che l’on. Moro
non è stato ucciso come ipotizzato dai periti nel 1978.
Si è proceduto quindi ad una accurata analisi sistematica e ponderata degli
elementi noti, ricollocando i bossoli e mappando le tracce presenti all’interno
della Renault R4, vagliando tutte le possibili ipotesi, testandole una ad una
all’interno di una autovettura dello stesso tipo di quella in cui fu rinvenuto
il cadavere.
Si è prestata la massima attenzione alle tracce ematiche o meglio schizzi
di sangue, analizzandoli con la moderna tecnica di analisi degli schizzi di
sangue (BPA - Bloodstain Pattern Analysis). Si può verosimilmente affermare che
al momento del ferimento l’On. Moro fosse seduto sul sedile posteriore lato
sinistro, dietro al guidatore. In quella posizione vi sono tracce, documentate
con fotografie dell’epoca e recenti, lasciate da una persona attinta da colpi d’arma
da fuoco, ipotesi suffragata, oltre che dalla morfologia e dislocazione degli
schizzi ematici (spattering), anche dalla strisciata di dita sporche di sangue sul
soffitto interno della vettura, come visibile in alcune foto dell’epoca, tracce
visibili ancora oggi sulla Renault 4 e sulle foto scattate da Cucchiarelli nel
2015 nel deposito della Polizia di Stato in via Magnasco 38, ove era custodita
la Renault R4.
Il corpo viene quindi attinto in questa posizione da due distinte sequenze
di 4 + 4 colpi sparati con la “mitraglietta” Skorpion (Samopal Vz 61) in
calibro 7,65 Browning. Colpi sparati in modalità semiautomatica ossia a colpo
singolo e non a raffica. L’arma era munita di silenziatore a settori metallici
e dischi in feltro, come ampiamente dimostrato.
Il corpo della vittima, ferito ed in stato di shock si accascia sul sedile
posteriore dell’autovettura poggiandosi sul suo fianco destro. Ciò si evince
dalla presenza di due scolature differenti, la prima, una di sangue e la seconda,
di sostanza ematica frammista a siero, esse hanno due direzioni differenti di
circa 80 gradi. A questo punto il corpo, ancora in vita ma in evidente stato di
shock, viene tirato fuori dall’autovettura e posizionato nel vano portabagagli
della stessa Renault R4 in posizione seduta, o meglio semi sdraiata, appoggiato
all’angolo nel lato destro. Manovra effettuata da almeno due persone, come da
noi verificato durante la presente ricostruzione. A questo punto l’On. Moro,
viene attinto da due colpi cal. 7,65 Browning sparati dalla mitraglietta
Skorpion, verosimilmente i bossoli reperto X e T, repertati sul pianale del
bagagliaio. Da questi spari si generano quindi una miriade di schizzi sul
paraurti posteriore, lato destro della vettura. Si genera quindi la seconda
scolatura sulla maglia, quella meno marcata che è successiva di qualche tempo. E
la prima, (la più grossa delle due) sul pianale del bagagliaio, sul lato
destro, (davanti il reperto X) per chi guarda posteriormente dall’esterno, ove
fu posizionato il corpo seduto semi-sdraiato per intenderci. L’On. Moro a
questo punto è stato scaricato dall’autovettura per essere posizionato sulla
coperta. Durante questa operazione cade una vistosa goccia di sostanza ematica oblunga,
sul paraurti posteriore. È stato poi ricaricato e quindi “forzato” nell’angusto
spazio del bagagliaio, ed è stato colpito con un colpo calibro 9mm Browning
Corto e con un altro, verosimilmente sparato dalla mitraglietta Skorpion in
calibro 7,65 Browning, bossoli 1 e 2 , ritrovati sulla coperta in obitorio, il
proiettile 9mm Browning corto è stato ritrovato sotto il tappetino in gomma sul
pianale della R4 (reperto F). Richiuso
il “fagotto” ripiegandovi i lembi della coperta, posizionato il cappotto sulle
ginocchia e trasportato nel luogo del ritrovamento in via Caetani.
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