mostra personale di scultura “ La Svolta Celeste” di Stefano
Parisio Perrotti
Stefano è nato a Napoli nel 1960, dove vive e lavora.
È un grafico pubblicitario “per nascita”.
Comincia a lavorare già nel 1975 “a bottega” nell’azienda fondata dal padre: uno dei primi studi napoletani di grafica.
Esperto in comunicazione visiva e corporate image, è oggi responsabile della corporate identity di un importante gruppo aziendale con sedi nelle maggiori città italiane e all’estero.
Parallelamente al lavoro ha da sempre alimentato e coltivato una ricerca creativa e artistica che da tempo è maturata in una direzione “espositiva”.
Nei suoi lavori coesistono diversi livelli di lettura. Le componenti del gioco e dell’ironia fanno parte della sua poetica; con essi esplora ed evidenzia i paradossi, le contraddizioni, le fobie, i vizi e le virtù della natura umana.
Stefano è nato a Napoli nel 1960, dove vive e lavora.
È un grafico pubblicitario “per nascita”.
Comincia a lavorare già nel 1975 “a bottega” nell’azienda fondata dal padre: uno dei primi studi napoletani di grafica.
Esperto in comunicazione visiva e corporate image, è oggi responsabile della corporate identity di un importante gruppo aziendale con sedi nelle maggiori città italiane e all’estero.
Parallelamente al lavoro ha da sempre alimentato e coltivato una ricerca creativa e artistica che da tempo è maturata in una direzione “espositiva”.
Nei suoi lavori coesistono diversi livelli di lettura. Le componenti del gioco e dell’ironia fanno parte della sua poetica; con essi esplora ed evidenzia i paradossi, le contraddizioni, le fobie, i vizi e le virtù della natura umana.
Mi dice Stefano: " Le opere esposte sono 14. Il materiale usato sono pietra levigata dal mare scelte e prese dal mare antistante la spiaggia di Laurito a Positano. I personaggi sono in cartapesta dipinti con foglie d'oro o con colori acrilici."
" Ciel long"
" escapottage"
"Il Cielo in una danza"
Mille e mille auguri Stefano .... a presto nella nostra POSITANO
come dicono i mie amici Murattori prima di una performance teatrale :
" P'è Pasetan' pè Pasetan'
PS Scrivi su di Lui Marco De Gemmis
DALLE STALLE ALLE STELLE
Marco De Gemmis
Già nei primi lavori esposti e
pubblicati, risalenti al 2008, compare il materiale che più d’ogni altro
caratterizza la produzione di Stefano Parisio Perrotti: la pietra: raramente
lavorata da lui, molto più spesso dall’uomo ‒
per farne sampietrini, per lui inesauribile fonte di ispirazione ‒ o dal lunghissimo tempo
trascorso nell’acqua a farsi levigare. Quindi, se si escludono le rare
creazioni in morbida pietra leccese, l’artista non affronta da scultore la sua
materia prediletta, objet trouvé
portato in studio perché si trasformi nel luogo o nel paesaggio ‒ uno scoglio su un mare da
immaginare, una roccia, una strada semmai con le strisce pedonali ‒ in cui mettere ad agire piccoli
personaggi, della cui presenza le opere non fanno quasi mai a meno: “quasi”
perché proprio qui al Museo troviamo Non
torno più, dove il protagonista c’è come assente. E poi, in omaggio
all’Archeologico, rimpiazza i diversi materiali lapidei prediletti il capitello
in ghisa di Oggi a me e domani a me,
Per realizzarli, quei personaggi,
interviene il Parisio Perrotti modellatore, che alla durezza e al peso della
pietra associa e oppone per lo più la duttile, leggerissima sostanza della
cartapesta, formata intorno a un’anima metallica e spesso coperta da un unico
colore acrilico o da una smagliante foglia d’oro o d’argento. Dunque pietre ed
esseri umani, e poi i pochissimi oggetti necessari per mettere in scena
un’azione: una canna da pesca, per esempio, oppure una bandiera, o una macchina
fotografica.
Ma c’è un altro materiale, invisibile e privo di peso ma
senz’altro di decisiva pregnanza, che partecipa immancabilmente alla costruzione
dell’opera del nostro artista e anzi ne diviene componente imprescindibile del
significato, e questo è la parola: la parola o le poche parole che ne formano
il titolo: che del lavoro può essere stato addirittura l’ispiratore; che
contribuisce finanche alle sue caratteristiche estetiche; che non descrive
asetticamente cosa sta accadendo nella scena; che rivela in modo
inequivocabile, sorprendendo l’osservatore e suscitandone il sorriso, la
spiritosa intenzione dell’autore. Parisio Perrotti si pone evidentemente nella
scia delle avanguardie storiche, che resero la parola, materia del poeta, appannaggio
anche dell’artista: il quale può ricorrervi per svelare, orientare o integrare
concettualmente i messaggi veicolati dall’oggetto, che in assenza di quel titolo si presenterebbe diverso o
incompleto, quando non incomprensibile o del tutto privo di senso. I titoli di
Parisio Perrotti, insomma, sono parte integrante delle sue opere.
Naturalmente il valore e
l’obiettivo della ricerca del nostro artista non risiedono principalmente nella
boutade, ma la componente ludica, esaltata da quelle sintesi verbali, ne fa
parte e ne è elemento insostituibile, al pari della suggestiva ed elegante
relazione fra le minute figure umane e la gravità delle pietre, e al pari dell’altrettanto
raffinata essenzialità dei piccoli apprestamenti scenici creati per ambientarvi
gli episodi di un unico mito scanzonatamente stravolto.
Un unico mito: è anzitutto la compattezza,
la coerenza tematica che l’installazione del MANN aggiunge alle principali,
ricorrenti peculiarità del discorso artistico di Parisio Perrotti: tutta la
mostra è un divertito omaggio alla figura di Atlante, e con lui alla fantasia
che la sua storia possa riscriversi, la sua vita possa svoltare, e destino e malasorte – del titano, ma forse di chiunque
– possano essere come per incanto ribaltati. E l’esito liberatorio riservatogli
dall’invenzione artistica non coinvolge soltanto il protagonista: l’identificazione
emotiva dello spettatore più o meno consapevolmente desideroso di riscatto o di
sfogo è assicurata dall’efficace costruzione, e se proprio non fosse in grado
di procurarseli neppure in sogno, il sogno di leggerezza di Atlante è a sua
disposizione.
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