Oggi ricorre il trentennale della strage alla Sinagoga di Roma ....
L'Attentato alla Sinagoga di Roma avvenne il 9 ottobre 1982 da un commando palestinese e causò la morte di Stefano Gay Taché di soli due anni ed il ferimento di 37 persone, molti bambini .
L'attentato avvenne un sabato mattina, alla fine dello Sheminì Atzeret che chiude la festa di Sukkot. Le famiglie uscivano dal Tempio con i bambini che avevano appena ricevuto la benedizione collegata alla particolare festività. Una decina di attentatori prima lanciarono delle granate tra la folla, poi spararono su loro con le mitragliette ..........
Jonathan Pacifici ,uno dei bimbi feriti soccorso da una vigilessa. ( foto massimo capodanno/ANSA vietata la riproduzione anche parziale del servizio se non autorizzati dall' autore )
Il 10 Ottobre alle 10:45 nella Sinagoga Maggiore ci sarà una cerimonia in ricordo dei 30 anni del criminale attentato. Alla ricorrenza è prevista la presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Nella Foto il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini e Riccardo Pacifici presidente della Comunità ebraica di Roma ,il rabbino capo di Roma, rav Riccardo Shemuel Di Segni, in una foto d'archivio. (16 ott. 2008) .
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Quel 9 ottobre di 30 anni fa, era un giorno speciale per gli ebrei perchè ricorreva la festa di Shemini Azzereth, il giorno della benedizione dei bambini. All'improvviso le eplosioni delle granate ...e a seguire il crepitare delle raffiche delle mitragliette. Al mio arrivo a Lungotevere de Cenci sento grida, pianti , vedo volti disperati , sangue dappertutto ...All' improvviso avanza nella mia direzione un vigile con un bimbo ferito tra le braccia.. lo consegna ad una collega che abbracciandolo amorevolmente lo carica in un auto e via a sirene spiegate verso un ospedale... Vengo a sapere solo dopo quanche anno il suo nome... Jonathan Pacifici .... Un giorno difficile da dimenticare anche dopo 30 anni.
E' con viva commozione che ringrazio la Comunità che ha voluto ricordare il mio operato di fotoreporter di quel tragico criminale avvenimento.. Grazie Riccardo a te e a tutta la Comunità
Riccardo Pacifici davanti la Sinagoga Maggiore di Roma
"" La Comunità Ebraica di Roma,nel 30°anniversario dell' attentato alla Sinagoga Maggiore avvenuto il 9 ottobre 1982 ricorda con commozione e riconoscenza quanti si adoperarono con spirito di solidarietà e di umana fratellanza, al soccorso delle vittime colpite all'uscita dal luogo di preghiera. Nelle ore del dolore e del lutto fu di sostegno l'aiuto di MASSIMO CAPODANNO Chi salva una vita salva un mondo intero (MishnaSanhedrin) " firmato il Rabbino Capo di Roma Riccardo Rav Riccardi Di Segni ed il Presidente della Comunità Ebraica. Riccardo Pacifici.
Così la stampa:
Attentato a Sinagoga, attestato a Ansa
Fotoreporter Massimo Capodanno scatto' foto simbolo
30 fa attentato a Sinagoga Roma, attestato a fotografo Ansa
Fotoreporter Massimo Capodanno scatto' foto simbolo
ROMA
(ANSA) - ROMA, 10 OTT - Nell'anniversario dei 30 anni dall' attentato palestinese alla Sinagoga Maggiore nel quale venne ucciso il piccolo Stefano Gay Tache', 2 anni, la Comunita' ebraica di Roma ha consegnato anche all'ANSA e al suo fotografo Massimo Capodanno una pergamena commemorativa ''per il sostegno nelle ore del dolore e del lutto''. Fotoreporter ANSA dal 1973 al 2007, Capodanno e' l'autore della commovente foto che ritrae uno dei bambini feriti, Jonathan Pacifici, tra le braccia di una vigilessa. Passata dall'ANSA nel circuito internazionale attraverso la United Press International, quella foto venne allora premiata negli Usa. Firmata dal rabbino capo della comunita' romana Riccardo Di Segni e dal presidente della Comunita' ebraica di Roma Riccardo Pacifici, la pergamena, offerta a rappresentanze civili e militari che in quel giorno prestarono soccorso e' stata consegnata al termine della cerimonia di commemorazione che si e' svolta oggi al Tempio Maggiore alla presenza del Capo dello Stato Napolitano e delle piu alte cariche dello Stato .''Nel trentesimo anniversario dell'attentato alla sinagoga maggiore, il 9 ottobre del 1982'', si legge nel testo consegnato a Capodanno (con lui per l'ANSA c'era il direttore Luigi Contu), ''la Comunita' ricorda con commozione quanti si adoperarono con spirito di solidarieta' ed umana fratellanza al soccorso delle vittime colpite all'uscita del luogo di preghiera''. E ancora, sotto il nome di Capodanno: ''nelle ore del dolore e del lutto fu di sostegno''.
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ANSA/ EBREI ITALIANI CHIEDONO VERITA' SU STRAGE SINAGOGA ROMA
BASTA SEGRETI STATO; E IL TEMPIO SI COMMUOVE AL PIANTO DI GADIEL
(Di Fabrizio Finzi) (ANSA) - ROMA, 10 OTT - Rimuovere i segreti di Stato, trovare i mandanti e punire i colpevoli. A trent'anni dalla strage della sinagoga di Roma la comunità ebraica italiana ritiene finalmente maturi i tempi per chiedere alle istituzioni un "atto di verità" che chiuda per sempre una lunga stagione di 'distanza' politica ed intellettuale dalle ragioni dell'ebraismo e del sionismo. Ed insieme un 'atto di presenza' dello Stato per frenare fenomeni di antisemitismo crescenti, soprattutto nella capitale. La richiesta è venuta in una intensa cerimonia alla sinagoga di Roma in ricordo di Stegano Gaj Taché, il bambino di due anni ucciso dall'attacco di un commando di terroristi palestinesi che provocò morte e dolore tra la folla di fedeli che uscivano proprio dal tempio della capitale. Dopo un'azione diversiva con lancio di fumogeni i terroristi spararono sulla gente lasciando sul terreno ben 37 feriti. Tra questi Gadiel Gaj Taché, il fratello maggiore di Stefano che allora aveva solo quattro anni. E proprio il suo toccante racconto, le difficoltà a prendere la parola e le lacrime al ricordo della sofferenza patita dalla sua famiglia ha profondamente commosso la gente che si era radunata stamattina nel tempio maggiore. Tra questi i vertici dello Stato compatti, a conferma della maggiore consapevolezza radicatasi tra le istituzioni sulle ragioni dello stato d'Israele. Tra tutti il presidente della repubblica Giorgio Napolitano al quale si sono rivolti i rappresentanti della comunità ebraica per chiedere una "verità" ancora in parte oscura, mentre i responsabili della strage restano impuniti ed uno di loro, processato in contumacia, dopo essere stato estradato dalla Grecia si troverebbe libero in Libia. "Ci sono ancora troppe ombre e dubbi sull'attentato alla Sinagoga di Roma dell'ottobre 1982: bisogna rimuovere il segreto di Stato", ha chiesto con fermezza il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Che non ha risparmiato sospetti pesanti sull'Italia degli anni '80, sui suoi Servizi ed i rapporti con l'Olp di Arafat. "Più domande ancora oggi ci tormentano", ha premesso Pacifici dando voce all'indignazione della comunità ebraica romana. "Perché quel giorno, e sottolineo 'solo' quel giorno, non vi era la presenza delle forze dell'ordine di fronte alla sinagoga? E' forse vero, come abbiamo letto da più parti, che siamo stati anche noi vittime del cosiddetto 'lodo Moro', noi come altre vittime in Italia e all'estero? Sono queste, signor presidente, alcune delle domande alle quali vorremmo che fossero date risposte e che vengano tolti tutti i segreti al riguardo". Se il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Enzo Gattegna, in un discorso molto politico ha ricordato come "l'intolleranza religiosa" sia "in crescita inquietante", a lasciare il segno emotivo è stato Gadiel Gaj Taché, il fratello del bimbo ucciso. "Sono passati 30 anni da quel 9 ottobre 1982, giorno che cambiò radicalmente la mia vita, della mia famiglia e della comunità ebraica di Roma", ha esordito Gadiel spiegando quanto l'emozione gli avesse sempre impedito di raccontare la sua storia in pubblico. "Oggi io sento il dovere di essere qui in qualità di testimone, tocca a me - ha aggiunto - ricordare al mondo che l'innocenza di un bambino è stata violata da mani assassine guidate dall'odio antisemita". "E la cosa più terribile che mi è stata fatta é stato togliermi la possibilità di conoscere mio fratello. Mi é stato portato via un compagno di giochi, un compagno di vita", ha concluso con un pianto liberatorio. Un bambino innocente, Stefano Gaj Taché, alla cui memoria il Presidente Napolitano, coadiuvato dal Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha consegnato una Medaglia d'oro come "Vittima del terrorismo". Una onorificenza ritirata dal fratello Gadiel tra gli applausi della gente.(ANSA).
martedì 9 ottobre 2012
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