Le opere, una sessantina tra oli su tela e guaches realizzate dagli anni 50 ad oggi, verranno esposte nelle sale superiori di Villa Rufolo a Ravello. Villa Rufolo.
Peter già nel '50 era a Positano, dove ha incontrato e conosciuto molto giovani altri artisti tedeschi e di altri paesi dell'Art Work Shop di Edna Lewis ( 1950 -1963)
...Ultimamente riscoperto da Enzo Esposito, della Galleria Mediterraneo, ed è tornato a Positano e nel 2006 con la mostra "Memories of Positano".
Il rione di Fornillo, la sua spiaggetta, le sue case arroccate a forma piramidale, lo hanno sempre affascinato e sono i luoghi da lui più dipinti.
Peter Ruta dipinge Fornillo dalla terrazza Parlato.
Alcune delle opere che potremmo ammirare: Donna con libri 1953 olio su tela 95x75
"Fornillo" gouache 70x45 del 2010 "La Terrazza Parlato". Guoache 7ox45 del 2010.
Peter Ruta , 94 anni, è nato a Dresda nel 1918, naturalizzato statunitense. Diciottenne si è traferito negli Usa con i genitori lasciando alle spalle un Europa nazista.
A NewYork frequenta i corsi di pittura di Will Barnet e Jean Charlot artisti nell’ambito dell’American Scene Painting, interessati, soprattutto Barnet, alle tematiche del “Social Realism”. Successivamente, nel 1939, è all’Accademia di San Carlos, in Messico, a seguire i corsi di “taller de gráfica popular”. Poco più che ventenne combatte nel Pacifico come militare USA.
Al suo ritorno a New York realizza un mosaico per la Cappella di St. Thomas More all’Università di Yale: negli stessi anni conosce e frequenta i pittori russi Leonid ed Eugene Barman.Torna in Italia nell’immediato dopoguerra: studia all’Accademia di Belle Arti di Roma e poi di Venezia, ove si diploma nel 1948 e frequenta l’esclusivo circolo culturale di Peggy Guggenheim. Negli anni '50 arriva a Positano , si racconta perchè stimolato da un articolo di John Steinbeck, quì l' incontro con Edna Lewis e la sua scuola Art Work Shop. La scoperta di questo posto lontano del tempo e dai suoi eventi, cristallizzato da una luce chiara e tersa, spinge Ruta a rivolgere la sua attenzione soprattutto al paesaggio, studiato, proposto, rivisto, ripetuto, riscritto per circa sei anni: un luogo magico, vivificato dai pochi esuli tedeschi scampati al nazismo, Armin Wegner, la moglie Irene Kowaliska, Eduard Gillhaisen – a metà degli anni Venti giovane esponente del Bauhaus –, il belga Han Harloff formatosi nello studio di Bonnard, Karli Sohn-Rethel, Kurt Craemer, Bruno Marquandt, stringendo al massimo il lungo elenco di presenze che Positano in quegli anni registra. . Tra il 1971 e il 1972 lavora, come pittore, in Spagna e nel Sud mediterraneo della Francia; tra il 1972 e il 1978 nel Messico del Sud e a New York dal 1977 al 1981. Di quest’ultimo decennio sono i lavori dedicati a New York e, soprattutto, a Manhattan (Takeout, 2002), opere in parte esposte in occasione della mostra che il North Dakota Museum of Art gli ha dedicato nell’agosto del 2002. “Le opere eseguite da Peter Ruta nel corso degli anni Cinquanta, in gran parte oli su tela, evidenziano un dettato pittorico ben definito – spiega il professor Massimo Bignardi - , assunto come cifra di un modo di proporre la pittura di paesaggio, tenendo in mente sia le esperienze inscritte nell’American Scene Painting – vale a dire di quegli artisti statunitensi che, negli anni Trenta, si ispiravano alla realtà americana rurale ed urbana –, sia gli ultimi aliti di quel vento mosso dalla pittura di Novecento che, ancora nel decennio Quaranta, si respiravano nelle aule dell’Accademia veneziana. Per intenderci il suo sguardo si muoveva seguendo le tracce della sua formazione: dapprima è l’incontro con i paesaggi urbani impaginati da Hopper che, dopo il 1930, si caricano di una luce estraniante, ma è il soggiorno italiano, dell’immediato dopoguerra, a completare la scena entro la quale si muoverà l’esperienza pittorica di Ruta: un soggiorno che prende avvio nell’immediato dopoguerra, all’Accademia di Roma e poi gli anni di studio, fino al 1948, presso quella di Venezia, ove ad insegnare pittura è Bruno Saetti che, con Ferrazzi, sarà uno degli artefici del rilancio dell’affresco, tecnica che colpirà per i suoi effetti Ruta.
Da Saetti, Peter riprende l’essenzialità e il rigore con i quali l’artista italiano impagina la semplicità di scorci di vita quotidianità. Ruta scopre il paesaggio positanese – la tavola blu del mare levigata dal vento, il verde delle piante scalfito da segni bianchi, il cielo terso come uno schermo invaso da una luminosità accecante – quando il vento di Tramontana spazza via ogni alone, ogni velo dai colori e li fa brillare nelle semplici linee che sagomano i contorni degli alberi, dei fiori, delle case, declinando la qualità del colore di Matisse, così come testimonia la bellissima tela dal titolo Fornillo in primavera. È un paesaggio che trattiene l’energia della presa diretta, senza concedere, cioè, tempo alla composizione. “Mi ha sempre affascinato l’Art Work Shop e stavo sulla ricerca della sua storia che ha visto Positano essere il centro mondiale dell’arte negli anni Cinquanta – spiega Vincenzo Esposito -, da qui ho contattato Misha Wegner, figlio di Irene Kowaliska, che abitava vicino alla casa di Ruta, uno degli artisti più interessanti di quella scuola, dai Talamo, a pochi passi c’era anche la casa di Randall Morgan, allora Positano era un concentrato di arte e di artisti e Fornillo ne era il cuore, ed è quello che vorrei rimasse ora come allora."
LE ULTIME MOSTRE DI PETER RUTA
"Memories Of Positano" galleria Mediterraneo Positano, 2006
al Stadtgeschichtlichgdi Museum di Lipsia -Feb/Apr. 2008
Scala incontra N.Y. : Peter Ruta - 23 agosto 2008
SALERNO nella Galleria " Il Catalogo " di Lelio Schiavone maggio 2009
"Mediterraneo e natura " galleria Mediterraneo Positano, giugno 2011
ed ancora: RUTA ESPONE A LODI LE GOUACHES DI POSITANO...
Una mostra organizzata da Enzo Esposito della Galleria il Mediterraneo e dall'architetto lodigiano Mario Quadraroli.
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