Dopo un ricco bagno ristoratore sulla Spiaggia Grande di Positano questo pomeriggio, Naima mi è venuta a trovare con il suo ultimo lavoro dal titolo "Arte Contemporanea in Indonesia, un'introduzione", un libro di 179 pagine edito da Au.sian Projects al prezzo di 18 euro. Il libro è ricco di fotografie dell'autrice e concesse dagli artisti indonesiani intervistati. Per realizzare questo libro Naima ha trascorso due mesi in Indonesia e intervistato nell'arco di due anni artisti indonesiani in giro per il mondo.
L’Indonesia ha dimostrato di occupare un posto di rilievo nella
scena artistica emergente, sia dal punto di vista della proposta
culturale che del mercato.
Tra il 2011 e il 2013 più di quaranta mostre sono state dedicate nel mondo
all’Arte Contemporanea Indonesiana, in musei e gallerie di grande prestigio,
tra cui la Saatchi Gallery di Londra, il MACRO di Roma, la National Gallery of
Victoria di Melbourne e L’Espace Culturel Louis Vuitton di Parigi.
Questo libro è un’introduzione all’arte contemporanea in
Indonesia.
Collocandosi nella dialettica tra globale e locale, questo lavoro analizza in breve come in Indonesia il contesto culturale, artistico, politico e sociale abbia influenzato quattro generazioni di artisti.
Collocandosi nella dialettica tra globale e locale, questo lavoro analizza in breve come in Indonesia il contesto culturale, artistico, politico e sociale abbia influenzato quattro generazioni di artisti.
Il volume è
diviso in due parti: Nella prima
parte i
convenzionali parametri di valutazione critica occidentale vengono ridiscussi nella
loro applicazione all’arte contemporanea nel Sud-Est Asiatico. Un’analisi
culturale sintetica ma completa si sostituisce le aspettative di stereotipo e
il pericolo dell’esotismo al quale si potrebbe incorrere parlando di arte
contemporanea in Indonesia.
Nella seconda
parte si esamina l’origine e lo sviluppo dell’arte contemporanea in relazione
al contesto.
La prima generazione presa in considerazione, operante negli anni ’40 a cavallo dell’Indipendenza indonesiana, concepisce l’arte come strumento di formazione di un’identità nazionale in un clima postcoloniale.
La seconda generazione di artisti è ancora politicizzata: l’arte negli anni della dittatura di Suharto costituisce uno strumento di lotta sociale contro il potere.
La terza generazione, quella post-Suharto, lavora in un clima di rinnovata libertà. Nel 2000 l’arte comincia a germogliare assumendo il ruolo di aggregazione delle comunità.
La quarta generazione è meno impegnata in temi politici e sociali, essendo più interessata ad una presenza nel mercato. Quest’ultimo, sempre più invasivo, finisce per influenzare i parametri di qualità.
La prima generazione presa in considerazione, operante negli anni ’40 a cavallo dell’Indipendenza indonesiana, concepisce l’arte come strumento di formazione di un’identità nazionale in un clima postcoloniale.
La seconda generazione di artisti è ancora politicizzata: l’arte negli anni della dittatura di Suharto costituisce uno strumento di lotta sociale contro il potere.
La terza generazione, quella post-Suharto, lavora in un clima di rinnovata libertà. Nel 2000 l’arte comincia a germogliare assumendo il ruolo di aggregazione delle comunità.
La quarta generazione è meno impegnata in temi politici e sociali, essendo più interessata ad una presenza nel mercato. Quest’ultimo, sempre più invasivo, finisce per influenzare i parametri di qualità.
L’ultimo
capitolo si riallaccia al discorso introduttivo sulla località
e la globalità, considerando l’approccio degli artisti
espatriati (in particolar modo a Bali) e gli artisti indonesiani che hanno
scelto di lavorare all’estero, valutando in entrambi i casi l’incidenza del
contesto culturale indonesiano.
Ogni
passaggio concettuale è accompagnato dall’evidenza di alcune opere selezionate, dalle testimonianze degli artisti indonesiani,
e dall’opinione di studiosi, critici e personaggi del
mondo dell’arte specializzati nell’Indonesia e del Sud Est
Asiatico e dall’esperienza personale dell’autrice in Indonesia.
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