mercoledì 16 novembre 2016

Ciao Peter... che la terra ti sia lieve...

Si è spento a 98 anni  nella sua abitazione di New York questa mattina alle ore 07.00 ( 13.00 ora italiana). Erano presenti la moglie Suzanne, i suoi figli e i nipotini. E' stato per me un grande e caro amico, un confidente, passavamo ore a chiacchierare e a scambiarci pensieri e opinioni di ogni genere , mi mancherà  moltissimo.

Positano 2008. così conobbi Peter Ruta al mediterraneo durante la mia mostra fotografica. Arrivò stanco e infreddolito con un grosso rotolo di tele dei suoi dipinti positanesi. Con lui c'era anche Jack Dawling. (cd 103)
Scrive Enzo , suo amico e suo gallerista in Italia: " Il mio amico Peter ha preso tavolozza e pennelli per andare a dipingere in uno studio più bello"

Peter nasce da Walter e Else Franke una famiglia ebrea di Dresda nel 1918.. Il padre, è tra i fondatori del cabaret Dada di Lipsia e collaboratore della rivista satirica “ Der Drache”. Alla salita al potere di Hitler la famiglia Franke si trasferice in Italia e cambiano nome in Ruta. Il giovane Peter emigra negli Usa dove la famiglia ha degli agganci. Vive a New York divenuta cento della cultura mondiale. Vivrà anche un lungo periodo in Messico. Quando l ‘America entrerà in guerra Peter si arruola in Fanteria dove disegnerà per l’ US Army la guerra.

Il suo primo desiderio è stato dipingere la piramide e Fornillo dall' hotel Le Sirenuse ...
Nel Pacifico rimarrà ferito molto gravemente ma la sua forte tempra lo salverà. Tornato negli Usa frequenta i corsi di pittura di Will Barnet e Jean Charlot artisti nell’ambito dell’American Scene Painting, interessati, soprattutto Barnet, alle tematiche del “Social Realism”. Successivamente, nel 1939, è all’Accademia di San Carlos, in Messico, a seguire i corsi di “taller de grafica popular”. Al suo ritorno a New York realizza un mosaico per la Cappella di St. Thomas More all’Università di Yale: negli stessi anni conosce e frequenta i pittori russi Leonid ed Eugene Barman. Torna in Italia nell’immediato dopoguerra: studia all’Accademia di Belle Arti di Roma e poi di Venezia, ove si diploma nel 1948 e frequenta l’esclusivo circolo culturale di Peggy Guggenheim.
Peter a Positano (1956)

Nei primi anni Cinquanta Ruta giunge a Positano, forse grazie ad un articolo di John Steinbeck, e qui incontra fra i tanti artisti Kurt Craemer , e la mecenate Edna Lewis nella cui scuola Art Work Shop insegna. La scoperta di questo posto lontano del tempo e dai suoi eventi, cristallizzato da una luce chiara e tersa, spinge Ruta a rivolgere la sua attenzione soprattutto al paesaggio, studiato, proposto, rivisto, ripetuto, riscritto per circa sei anni: un luogo magico, vivificato dai pochi esuli tedeschi scampati al nazismo, Armin Wegner, la moglie Irene Kowaliska, Eduard Gillhaisen – a metà degli anni Venti giovane esponente del Bauhaus –, il belga Han Harloff formatosi nello studio di Bonnard, Karli Sohn-Rethel, Kurt Craemer, Bruno Marquandt, stringendo al massimo il lungo elenco di presenze che Positano in quegli anni registra. Nel corso del decennio Sessanta frequenta la Grecia; poi compie continui viaggi tra l’Europa e l’Asia come fotografo esperto di arte bizantina. Tra il 1971 e il 1972 lavora, come pittore, in Spagna e nel Sud mediterraneo della Francia; tra il 1972 e il 1978 nel Messico del Sud e a New York dal 1977 al 1981.
Di quest’ultimo decennio sono i lavori dedicati a New York e, soprattutto, a Manhattan (Takeout, 2002), opere in parte esposte in occasione della mostra che il North Dakota Museum of Art gli ha dedicato nell’agosto del 2002.


Donna con libri 1953

la tavolozza di Peter

Ragazza di Positano 1953

“Le opere eseguite da Peter Ruta nel corso degli anni Cinquanta, in gran parte oli su tela, evidenziano un dettato pittorico ben definito – spiega il professor Massimo Bignardi - , assunto come cifra di un modo di proporre la pittura di paesaggio, tenendo in mente sia le esperienze inscritte nell’American Scene Painting – vale a dire di quegli artisti statunitensi che, negli anni Trenta, si ispiravano alla realtà americana rurale ed urbana –, sia gli ultimi aliti di quel vento mosso dalla pittura di Novecento che, ancora nel decennio Quaranta, si respiravano nelle aule dell’Accademia veneziana.

Per intenderci il suo sguardo si muoveva seguendo le tracce della sua formazione: dapprima è l’incontro con i paesaggi urbani impaginati da Hopper che, dopo il 1930, si caricano di una luce estraniante, ma è il soggiorno italiano, dell’immediato dopoguerra, a completare la scena entro la quale si muoverà l’esperienza pittorica di Ruta: un soggiorno che prende avvio nell’immediato dopoguerra, all’Accademia di Roma e poi gli anni di studio, fino al 1948, presso quella di Venezia, ove ad insegnare pittura è Bruno Saetti che, con Ferrazzi, sarà uno degli artefici del rilancio dell’affresco, tecnica che colpirà per i suoi effetti Ruta. Da Saetti, Peter riprende l’essenzialità e il rigore con i quali l’artista italiano impagina la semplicità di scorci di vita quotidianità.

Ruta scopre il paesaggio positanese – la tavola blu del mare levigata dal vento, il verde delle piante scalfito da segni bianchi, il cielo terso come uno schermo invaso da una luminosità accecante – quando il vento di Tramontana spazza via ogni alone, ogni velo dai colori e li fa brillare nelle semplici linee che sagomano i contorni degli alberi, dei fiori, delle case, declinando la qualità del colore di Matisse, così come testimonia la bellissima tela dal titolo Fornillo in primavera. È un paesaggio che trattiene l’energia della presa diretta, senza concedere, cioè, tempo alla composizione. “
“Mi ha sempre affascinato l’Art Work Shop e stavo sulla ricerca della sua storia che ha visto Positano essere il centro mondiale dell’arte negli anni Cinquanta – spiega Vincenzo Esposito -, da qui ho contattato Misha Wegner, figlio di Irene Kowaliska, che abitava vicino alla casa di Ruta, uno degli artisti più interessanti di quella scuola, dai Talamo, a pochi passi c’era anche la casa di Randall Morgan, allora Positano era un concentrato di arte e di artisti e Fornillo ne era il cuore, ed è quello che vorrei rimasse ora come allora."

con Enzo Esposito a Fornillo



Peter con l'artista Paolo Sandulli 


l'artista Mario Quadraroli lo incontra al Mediterraneo di Positano e subito pensa ad una mostra a Lodi.
Così lo racconta per la nuova mostra di Peter

Una visione di paesaggio, quella di Peter Ruta, dove mare, terra e ambiente costruito trovano nella luce del Mediterraneo un’armonia silenziosa e magica.
Questo è dovuto al fatto che Ruta (Dresda 1918), nel suo tanto peregrinare nel mondo, (dal 1923 al 1930 vive con la famiglia anche a Milano). Spesso si è trovato a soggiornare a lungo nei paesi mediterranei ed è dalle suggestioni conseguenti che i lavori che compongono questa rassegna vivono di calibrate luci e di una misurata sintesi dei colori, stesa attraverso magistrali sfumati che spesso abbondano di azzurri acquorei, in definizioni atmosferiche raffinatissime.
E’ con particolare soddisfazione quindi, che Naturarte, percorsi artistici nel lodigiano, accoglie l’approdo a Lodi, sulle rive dell’Adda, dove non mancano rarefatte atmosfere, le opere realizzate a Positano da Peter Ruta, opere che segnano una vicenda artistica matura e consolidata.
La costiera amalfitana accoglie Peter Ruta per la prima volta negli anni ‘50 e qui vi trova una scena artistica animata dalla presenza di molti stranieri che dalla particolare bellezza dei luoghi traggono ispirazione a tutto vantaggio di una visione entusiastica e felice della realtà ambientale. E’ così che artisti come Ruta hanno alle spalle un naturalismo dai tratti vitali e leggeri che, nello stesso tempo, respirano dell’esperienza viva delle avanguardie storiche che hanno direttamente conosciuto.



 la sua New York


 Kennedy visits Paris 1961 and rides from airport in open car with DeGaulle. Painting from 1964

Ma Peter è anche cittadino del mondo, ha sempre dipinto spostandosi tra il Messico, New York dove ancor oggi risiede con lo studio a Manhattan, e in Italia, a Roma e Venezia dove coltiva una fervida amicizia con Peggy Guggenheim, oltre che nella divina Costiera, e tutto questo lo rende testimone del suo tempo.
Ed è per questa ragione che oggi, pur tenendo presente l’evoluzione delle varie stagioni della sua pittura, nella produzione più recente che qui riportiamo rimangono i tratti tipici della sua arte, quell’immediatezza dovuta alla freschezza della mano, che sa sintetizzare le forme che l’occhio osserva; si mantiene e si esalta quella naturalezza nel trascrivere la realtà paesaggistica, non intesa attraverso il superficiale gioco dell’en plein air, il senso rapido della
fresca copia, della mimesi naturalistica, ma con quella certezza sottesa, che Ruta comunica, quando dipinge il paesaggio, in generale, e quello mediterraneo, in particolare.
Quindi pagine felici e innovative, quelle della sua ultima produzione, paesaggi che sono insieme le sue opere più legate alla tradizione e vanno letti e goduti come un sogno ad occhi aperti.
Alla fine di questo suo viaggio non viene a noi solo il suo Mediterraneo ma quel senso gioioso della vita che si manifesta nella libertà della pittura, nel segno, nella materia, nelle cromie, e consente di comunicare quelle fantasie ad occhi aperti che costituiscono la forza stessa del suo messaggio, così carico di promesse.


Peter a Scala
Peter a Tramonti nel vigneto del dottor Arpino


Altre foto di Peter a Positano

 Peter a Positano

Peter Ruta con Enzo Esposito che mi mostra una bottiglia di vino con una etichetta che raffigura un dipinto dell' artista americano


Al suo ritorno da Tramonti mostra ad Aniello Cinque i suoi ultimi dipinti

Peter con Mariagrazia Savino, Enzo Esposito e Matilde Romito (dx)

Enzo Esposito tra Suzanne e Peter Ruta a Tramonti
con Bignardi

al Mediterraneo

 Peter riceve dal sindaco Domenico Marrone il premio "Amici di Positano" nel 2008
Marrone , Enzo e Peter.

mi commenta l'ex sindaco Marrone:
"La scomparsa di Peter Ruta e' una grandissima perdita. Era uno degli ultimi viaggiatori stranieri che negli anni cinquanta scelse come dimora Positano. Il suo sguardo  fissato sulla tela parla del suo amore per il nostro paese, per la sua geometria,   per la sua luce, per i suoi colori.
Nel 2008 e' stato insignito dal comune  con l'onoreficenza "Amici di Positano" un riconoscimento al suo grande amore per il nostro paese".


Ruta dona un dipinto al Comune di Positano.
 Matilde Romito, il sindaco De Lucia, Mario Quadraroli e Peter Ruta.
Mi dice De Lucia. "Positano tutta è grata al m° peter Ruta per tutto quello
che ha rappresentato per la nostra Città"

con la moglie Suzanne

Una foto di Peter di pochi giorni  fa a New York
ciao caro amico ... che la terra ti sia lieve, tuo max


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