venerdì 7 settembre 2012

Ricordando Essad Bey a settant’anni dalla morte

di Romolo Ercolino per Positano My Life
Romolo Ercolino / Massimo Capodanno -- Vietata la riproduzione anche parziale del servizio


Nell’angolo più bello e panoramico del piccolo cimitero di Positano vi è una tomba rivolta verso La Mecca e sormontata da una stele terminante con un tipico turbante orientale, sulla quale è incisa, in caratteri arabi, la seguente iscrizione che principia col primo verso del Corano.

"Nel nome di Allah il Clemente, il Misericordioso,
sia accolta l’anima di Mohammed Essad Bey "
Nato a Baku il 20 ottobre 1905 è morto a Positano il 27 agosto 1942.
Che Allah gli mostri tutta la sua misericordia.

Anche se in molti ignari visitatori desta sorpresa e curiosità la presenza di una sepoltura musulmana tra tombe cristiane, essa è stata sempre onorata e rispettata da tutti per quell’alone di mistero che, ancora oggi, circonda l’enigmatica figura di Essad Bey, alias Kurban Said, alias Lev Nussimbaum.

Chi era questo personaggio giunto a Positano il 13 maggio del 1938 alla ricerca, come tanti altri profughi giunti prima di lui, di un oasi di pace che gli rammentasse la sua Baku ed il suo Mar Caspio?
Essad Bey è stato uno dei più grandi romanzieri e poeti del ventesimo secolo. Costretto a fuggire col padre dalla sua patria occupata dalle truppe bolsceviche, si rifugiarono prima a Costantinopoli, poi a Roma, a Parigi ed, infine, a Berlino dove s’iscrisse al liceo russo e, ricorrendo ad un escamotage, anche all’Università. A Berlino collaborò con alcuni giornali e pubblicò il suo primo romanzo Petrolio e Sangue in Oriente che ebbe un grandissimo successo di pubblico e di critica. A questo seguirono altri romanzi, e saggi storici nei quali rifulge la sua doppia personalità euro-asiatica. Questi pur essendo accolti con lo stesso successo e favore dal pubblico, destarono l’invidia e la gelosia di molti suoi colleghi tedeschi che incominciarono a denunciarlo per le sue origini non proprio ariane.
Essad Bey in un ritratto di Stefan Andress nel 1940  
Sposatosi con Erika Loewendahl, una ebrea americana figlia di un ricco commerciante di scarpe, si trasferì in America, da dove tornò due anni dopo il divorzio dalla moglie. Costretto a lasciare la Germania all’avvento del nazismo, si rifugiò in Austria e, all’annessione di quest’ultima alla Germania si rifugiò in Isvizzera e, in seguito all’espulsione da questo paese, in Italia, dove, accompagnato dalla sua governante tedesca Alice Schulte, giunse leggermente claudicante per il morbo di Raynaud o, come pare più probabile, per il morbo di Buerger, al quale non aveva dato, all’inizio della sua comparsa, alcun peso, e per il quale fu, in seguito, costretto a subire una serie di recisioni di tessuti necrotici all’estremità del piede sinistro.
A Positano trovò, come gli altri suoi compagni di sventura, un ambiente accogliente e persone disponibili che lo aiutarono nei momenti di bisogno. Tra questi ricordiamo il capitano Giovanni Alfredo Pattison e sua moglie Luisa Anna Straub, Maria Rispoli, il vecchio dottore Vito Fiorentino, Luigi Ercolino e tanti altri che intorno a lui stesero una rete di protezione che impedì di volta in volta la sua deportazione in un campo di concentramento in Germania.
Nel pomeriggio del 27 agosto del 1942, dopo l’ennesima recisione dei tessuti necrotici alla gamba sinistra, in uno stato di maggiore prostrazione per aver appreso dalla sua amica viennese Teresa Mogle, avventurosamente giunta a Positano, della morte di suo padre Abraham Nussimbaum, avvenuta il 5 maggio del 1941 nel campo di concentramento di Treblinka, sentendo svanire il suo sogno di poter tornare insieme a lui nella sua amata Baku, sentendosi ormai prossimo alla fine pregò Luigi Ercolino, che era solito andarlo a trovare, affinché alla sua morte gli ponesse il Corano sotto la testa come cuscino e così seppellirlo. Nel primo pomeriggio il suo volto teso per il dolore fisico e moralmente abbattuto, pur essendo in attesa di ascoltare per radio una sua nota propagandistica antisovietica che le autorità italiane gli avevano commissionato, per diffonderla nei paese del Medio oriente, assunse un aspetto di serena spiritualità. Le sue sofferenze erano finite e la sua anima imboccò il sentiero dei campi della pace dove un pietoso bacio di Dio l’accolse perché…..
L’anima degli uomini è nelle mani di Allah.
La notizia, subito diffusasi, portò una processione di amici, conoscenti e curiosi che vollero testimoniare allo straniero, venuto da un paese lontano e sconosciuto alla maggior parte di loro, la loro vicinanza, la loro amicizia e partecipazione al dolore per le sofferenze patite.
        
Romolo Ercolino /  Massimo Capodanno   -- Vietata la riproduzione anche parziale del servizio

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