L'intervento di Rossella Savarese ieri sera 06 MAGGIO 2012 a VALORE DONNA
Rispondere a questo interrogativo comporta il chiamare in causa diversi fattori, innanzitutto chiarirne qualcuno e poi procedere in un’analisi che preveda delle determinate fasi progressive.
Rosa Savarese
Questa sera ci chiediamo come si legga un’opera d’arte contemporanea. Qui il discorso sembra assottigliarsi, invece no, si complica! Innanzitutto quando un'opera d’arte può essere considerata contemporanea? I limiti cronologici sono labili, nel senso che come tutte le periodizzazioni, si oscilla nei confini di un determinato momento storico che la stessa critica non delinea in modo uniforme. Tutto ciò a cui assistiamo oggi, artisticamente parlando, prende origine dalle avanguardie di metà ‘800 inizi ‘900, e per arte contemporanea intendiamo la produzione artistica avutasi dal 1940-50 sino ai giorni nostri. Tre sono i grandi sconvolgimenti in ordine cronologico: l'avvento della fotografia (1820), la nascita dell'impressionismo (1860) e lo sviluppo dell'arte concettuale con Duchamp (1917). Con la fotografia si assiste ad una crisi identitaria dell'artista che si manifesta attraverso l'impressionismo, il disegno cede il posto al colore, che a sua volta viene scomposto dando il via al puntinismo.
Chiarita la periodizzazione, possiamo procedere all’analisi di un’opera d’arte contemporanea.
Quello che ripeto spesso è che innanzitutto di fronte ad un'opera d'arte bisogna porsi liberi da sovrastrutture, aprendo la mente ponendosi in comunicazione e dialogo con essa.
Fondamentale per il nostro discorso è la datazione del lavoro artistico, realizzato da un maestro che vive il proprio tempo, che ne assorbe gli umori, i cambiamenti. Quindi storicizzare il lavoro artistico è uno step rilevante, attraverso un’analisi dell’ambiente culturale in cui è stato creato, intercettandone anche gli influssi del contesto storico e sociale.
L'artista, s'imbeve del proprio tempo, spesso è un anticipatore sui tempi, dotato di una sensibilità straordinaria (non ordinaria), racconta il vissuto di un'epoca e lo fa con i mezzi “contemporanei” a sua disposizione. Il tessuto contemporaneo, eredita gli stravolgimenti delle avanguardie (perdita del disegno, tecnica, canoni di bellezza, avvento della fotografia), e comunica con i mezzi attuali. Oggi ci sono video installazione, perfomances, arte digitale, arte ambientale, fare arte è innanzitutto provocare, basti pensare a mostri sacri come Damien Hirst (YoungBritishArtist, squalo in formalina per intenderci, tra l'altro è l'artista vivente più quotato dopo Jasper Johns) o Jeff Koons (rabbit 1986 in fusione di acciaio) ed ancora Maurizio Cattelan (bambini impiccati in piazza IIIV Maggio a Milano, denuncia dell'alto tasso di mortalità infantile nel mondo).
L'arte riflette il proprio tempo, da sempre ci spinge a riflettere e meditare sulla nostra contemporaneità, quindi oggi ci racconta il vuoto e la noia, in un momento in cui la crisi interessa diversi settori.
Mi viene in mente il pensiero di Marangoni, noto critico d'arte, che parlava di “pregiudizio della verosomiglianza”, ovvero noi ereditiamo un sostanziale preconcetto che vede l'arte come strumento per raccontare verosimilmente la realtà, niente di più falso, l'arte interpreta
Interessante risulta l’interrogativo del come nasca un’opera d’arte, in quale istante e quando possa essere considerata ultimata. Volendo richiamare un determinato momento artistico molto produttivo ed interessante, ovvero l’avvento dell’arte concettuale (1917 Duchamp-orinatoio, ready-made, già fatto e decontestualizzato), possiamo affermare che l’opera d’arte nasca nel momento della sua elaborazione mentale, nel momento in cui l’artista partorisce dentro di se l’idea di quello che di lì a poco sarà realizzato, l’opera d’arte quindi è l’idea stessa. Oggi la tecnica è stata sostituita dall'idea! L’artista, il creatore, che nelle varie epoche ha assunto un ruolo diversificato è all’apice del discorso. Spesso ci si chiede cosa ci voglia comunicare, cosa voglia dirci, quale messaggio si celi dietro una pennellata, dietro quel groviglio di colore. Spesso nulla! O meglio il tanto che nemmeno lui ha la consapevolezza di trasmetterci.
I veri protagonisti di un’opera d’arte sono proprio gli occhi del fruitore che però dovrebbe osservare e non guardare, o meglio non farsi distrarre. Arrivando così a decodificarne il messaggio, comprendendone il significato. Come punto di partenza ci si chiede con quale materiale sia stata realizzata, ad esempio, se ci troviamo di fronte ad un lavoro pittorico, quale tecniche siano state adottate. Ed una volta documentati si avrà la dimestichezza di distinguerle e di percepirne il diverso risultato in termini di ritorno visivo. Passo successivo è analizzarne la struttura, mettendone a fuoco le linee, i bilanciamenti, il ritmo, il movimento, gli elementi che compongono l’opera e che ci regalano il risultato finale, quello d’insieme. Andare allo schema compositivo dell’immagine quindi. Altro fattore è la sua struttura spaziale: profondità, volumi, plasticismo, visioni prospettiche ed infine analizzarne gli effetti cromatici e chiaroscurali.
Nodale poi è conoscere la vita, la formazione artistica dell’autore, il suo percorso, le eventuali influenze e come quella determinata opera si ponga nel suo percorso, procedendo anche ad un’eventuale comparazione con altri suoi lavori, per capirne e studiare il suo sviluppo artistico.
Credo che sia interessante tentare di affrontare un esercizio, andando così nel pieno della discussione. Proviamo ad analizzare il percorso di un artista contemporaneo che ha fatto dell’arte in senso esteso la sua ragione di vita, in un percorso in cui risulta difficile vedere scisse vita e arte, proprio perché nasce dall’arte e a questa attinge adottandone le diverse manifestazioni.
FRANCESCA MUSELLA
Analisi pratica dell'opera in esposizione al museo del viaggio
Napoletana di origini, positanese di adozione.
Nasce nel 1970, sin da piccola emerge la propensione e l’amore per l’arte.
I suoi ultimi lavori rappresentano in modo reale tutta la forza dello scenario naturale di questa perla della costiera amalfitana, attraverso l'uso di una tavolozza ad olio o acrilico delicata e mai banale.
Oggi la sua tela è materica. Soggetti che raccontano il quotidiano, scene di vita vissuta e dipinta attraverso spatolate e pennellata rapide ed incisive, in cui a colpire è innanzitutto l’intensità cromatica che lascia poi spazio alla definizione delle figure umane, centro propulsore dell’opera, il più delle volte, che si manifesta all’occhio dello spettatore, spesso in raccolta e dialogo.
CONCLUSIONI
Ringraziamenti
Lettura di un passo tratto da “Il sogno della pittura” di Vittorio Sgarbi:
Ciò che conta è evitare la sorpresa: non c'è modo migliore che aspettarla fermi come sentinelle. Si vede, comunque, ciò che si sa; e l'esperienza del vedere è essenziale al vedere stesso. Il taglio compositivo di un quadro, l'inquadratura di una fotografia, le caratteristiche dello stile, il colore, sono tutti elementi che non si vedono, che non si dichiarano al primo apparire, benché ci siano fin da subito tutti. L'immagine preferisce sfuggire, come il tempo – e la nostra abilità sta nel predisporre dighe che le impediscano di andare oltre noi, di sorpassarci, come se non ci fossimo. Per migliaia di immagini noi siamo trasparenti: ci sono passate davanti senza che ce ne accorgessimo: gran parte di loro sono le più evidenti, la realtà quotidiana, le persone che incontriamo, le strade, gli edifici delle città che visitiamo. Tutto perduto, salvo qualcosa che si fissa dentro di noi apparentemente per caso ma perché c'era già. E' la conferma del mondo delle idee di Platone. Noi vediamo quello che sappiamo, ritroviamo quello che abbiamo già vissuto. […] Conoscere è l'esperienza primaria, quella che ci impone di arginare i limiti dell'immagine per farla nostra; riconoscere è trovare in altre immagini le caratteristiche della prima.
Dott.ssa Rosa Savarese --- Miniaci Mondo Art Gallery-- Positano (Sa)
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