La signora Adriana Canosa dopo aver letto un mio servizio sulla vicenda dei faraglioni "Madre e Figlio" e l'affondamento del Salemi e Valsavoia mi ha fatto pervenire questo suo scritto che pubblico...
ADRIANA RACCONTA SUO PADRE
Il MR.llo Capo della G.d.F. Pasquale Canosa
Oggi Patria, Onore, Altruismo sembrano essere diventati solo parole. Un tempo erano valori per i quali si era disposti a dare la vita.
Certamente erano quelli di mio padre, coraggioso e generoso. Si arruolò volontario e fu ardito di guerra. Era uno dei ragazzi del ’99 che sul fronte del Piave ebbero un ruolo determinante per la vittoria dell’Italia.
Tornato a casa, volle continuare a servire la Patria ed entrò nella Guardia di Finanza dove si distinse per le sue capacità. Nel 1929, Brigadiere, era a Caserta dove faceva l’istruttore di scherma ai militari. Era anche tiratore scelto “dieci colpi su dieci”. Fece servizio a Trieste dove conobbe mia mamma allora diciottenne.
Trasferito prima a Legnano, poi a Viggiù, Erba, Campobasso ed infine nel 1941 arrivò a Positano, paese di cui si innamorò subito ed al quale dedicò alcune poesie, pubblicate sul quotidiano Roma e su un giornale locale che si chiamava “Il diario di Positano”.
Eravamo allora già cinque figlie e finalmente a Positano nacque il primo maschio e successivamente altri tre. Era Maresciallo Capo con funzione anche di Delegato di Spiaggia. Durante la guerra, spesso eravamo costretti a rifugiarci nel Ricovero (che si trovava in via C. Colombo dietro al Cinema).
Voglio raccontarvi un episodio avvenuto il 2 Febbraio del 1943.
Era il primo pomeriggio, mio padre era venuto a pranzo. Abitavamo allora in una casa dietro la Chiesa Madre, vicinissima alla spiaggia; l’albergo Buca di Bacco non era ancora così alto e quindi si aveva una visione completa di quello che vi accadeva; a un certo punto vide qualcosa di strano in mare, prese il binocolo e dopo un rapido sguardo comprese la situazione. Al largo c’erano due mercantili, il Valsavoia e il Salemi provenienti da Napoli e diretti in Sicilia, distante da queste si scorgeva un sottomarino che cominciò subito con un fitto lancio di siluri. Il primo mancò le navi e colpì i due scogli detti la Mamma e il Figlio che si trovano vicino alla Torre del Fornillo e furono tranciati alla base. Su un di essi c’è un’edicola votiva con l’immagine della Madonna. Il sottomarino colpì i due mercantili e per completare l’opera emerse e cominciò un cannoneggiamento anche sui naufraghi in mare, i quali si erano lanciati solo con il salvagente. Mio padre organizzò i soccorsi in pochissimi minuti, ordinando ai pescatori di mettere in mare ogni barca disponibile per salvarli. Anche gli inglesi in seguito dissero che erano rimasti impressionati da tanto ardimento.
Furono tratti quasi tutti in salvo, molti di essi per anni scrissero a mio padre chiamandolo “Mio Salvatore”.
Il suo intervento è documentato in alcune lettere ufficiali: quella del comandante della Guardia di Finanza Generale Pelligra che gli annuncia la concessione da parte del Ministro dell’Interno di un attestato di Pubblica Benemerenza per l’azione di salvataggio compiuta e quella del comandante della Capitaneria di Porto di Salerno il quale lo informa che, per la stessa ragione il dipartimento della Marina Militare del Basso Tirreno gli ha rivolto un elogio pubblicato all’articolo 1
dell’ordine del giorno di detto comando in data 27 Febbraio 1943.
L’attestato di Benemerenza citava:
Il 2 Febbraio 1943 in Positano (Salerno) in occasione del siluramento di due navi mercantili italiane, in seguito ad azione bellica, ancora perdurando una violenta azione di cannoneggiamento, organizzava e dirigeva una spedizione di soccorso e, prodigandosi poscia alacremente di persona, riusciva, unitamente ad altri animosi, a trarre in salvo molti naufraghi.
All’encomio seguì un premio in denaro, una cifra considerevole, con la quale all’epoca si poteva comprare una casa, papà nel suo altruismo volle devolvere questo premio agli orfani di guerra. Anche questo è documentato in un’altra lettera inviatagli dal Servizio Assistenza ai combattenti del Partito Nazionale Fascista di Salerno, a firma del Dottor Alberto del Piero, che dice:
Mi è giunta notizia del tuo eroico comportamento durante il naufragio di due piroscafi nelle acque di Positano. A nome del Federale ti esprimo il mio vivo plauso, sia per la tua encomiabile condotta che per il gesto generoso dell’offerta del premio a te destinato a favore delle Opere Assistenziali, comportamento che da prova di fede e certezza nella Vittoria. Come Maresciallo Maggiore continuò a comandare a Positano e per alcuni anni anche a Praiano.
Conservo con amore le sue medaglie e la sua sciabola.
Papà frequentò molti personaggi illustri, quali Massime il grande ballerino coreografo, gli scrittori Stefan Andres e Mickail N. Semenov , i pittori Ivan Zagoruiko e Ettore Pignone del Carretto (napoletano come lui).
Conobbe anche i commediografi Aldo De Benedetti e Cesare Giulio Viola .
Il suo lato artistico si esprimeva con la pittura e con la scrittura attraverso le poesie e articoli che
riportava sul Bollettino di Studi Adriatici (articolo intitolato “La quinta Repubblica Marinara d’Italia” )
I ricordi sembrano tanto lontani ma sono vicini nel mio cuore.
(Adriana Canosa)
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