Da un ANSA leggo:
Sfruttati per fare più corse anche nelle ore più calde della giornata, sedati per poi rinchiuderli in alloggi angusti, mandati al macello quando non rendono più. Questa la dura vita dei cavalli dei vetturini romani, conducenti delle tradizionali botticelle molto amate dai turisti, secondo la denuncia dell'Enpa (Ente nazionale di protezione degli animali). Ma i vetturini replicano: "Li accudiamo come figli""Il sindaco Gianni Alemanno apra un tavolo di confronto con i vetturini delle botticelle per trasformare le loro autorizzazioni in licenze per taxi e porre fine così all'ignobile sfruttamento dei cavalli", questa la proposta del presidente dell'Enpa Carla Rocchi. Rocchi ha denunciato "l'uso indecoroso dei cavalli, che sono sfruttati dai vetturini anche nel corso del blocco orario, dalle 13 alle 17, ovvero le ore più calde, e sono crudelmente poi mandati al macello quando non servono più". Per Rocchi inadeguati sono anche i ricoveri degli animali, nell'ex Mattatoio di Testaccio, "dove gli animali sono rinchiusi, anche per settimane" L'Enpa, qualora il sindaco accogliesse l'appello, si è dichiarata "disponibile a garantire adeguata sistemazione e riposo ai circa 90 cavalli sfruttati a Roma". Disponibilità in questo senso è arrivato dalla Federazione italiana sport equestri (Fise).E i conducenti replicano:"Non abbiamo mai usato calmanti né condotto i cavalli al macello quando non sono più in grado di lavorare, li accudiamo come se fossero figli nostri. Molte volte abbiamo provveduto a far visitare gli animali privatamente, di tasca nostra per tutelare la loro salute". I vetturini replicano così all'Ente protezione animali che stamani li ha accusati di maltrattare i cavalli. "Le botticelle circolano anche in altre città come Sorrento e Firenze, quindi non c'é motivo per cui debbano essere eliminate a Roma -dice Giovanni Maiocco, portavoce dei vetturini romani- inoltre sul rispetto del blocco orario di circolazione vogliamo ricordare che l'Inps pretende da noi i contributi anche per le ore in cui non lavoriamo". I vetturini hanno inoltre ribadito il "no" a convertire le proprie autorizzazioni in licenze per taxi in quanto "é un lavoro che ci siamo scelti anche per l'amore che nutriamo verso i cavalli".
Mario e Barbara sono una coppia di Italiani senza fissa dimora. Vivono da circa dieci anni presso gli spazi dell’ex-mattatoio di Roma, nella zona di Testaccio. Negli ultimi mesi hanno trovato posto in una vecchia roulotte, mentre negli anni precedenti dormivano in una delle stalle dei vetturini romani, i conducenti delle famose botticelle trasportate dai cavalli trottatori.
RispondiEliminaAbbiamo conosciuto Mario e Barbara nel 2005, in occasione del workshop di arte contemporanea “Età nomade”, a cui abbiamo partecipato come video-artisti, documentando semplicemente la condizione di questi due signori, i quali rivendicavano il loro diritto alla casa.
Oggi l’Ex-Mattatoio è sede della Città dell’Altra Economia http://www.cittadellaltraeconomia.org/home/ , del museo Macro Future http://www.macro.roma.museum/ , di alcuni corsi di Architettura dell'università Roma Tre, ed altro ancora. Nel frattempo nessuno si è accorto che ci sono anche Mario e Barbara, i quali hanno trovato posto in una vecchia roulotte, acquistata loro dagli stessi vetturini.
Oggi (25 febbraio 2009) Mario è a letto, con un dito del piede amputato a causa di una cancrena, Barbara è molto malata.
In passato non abbiamo divulgato queste notizie, dal momento che la nostra documentazione video non voleva essere di stampo giornalistico, ma solo il risultato di una esperienza di vita e di studio.
A questo punto siamo però costretti a pubblicare alcuni brani del girato su youtube, augurandoci che la notizia possa divulgarsi il più possibile, che Mario e Barbara non vengano rimpianti e che i loro diritti vengano rispettati ora (anche se è già tardi), e non solo quando passeranno a miglior vita.
Chi vive a Roma nel frattempo può recarsi al Mattatoio, passando dall’entrata in Via del Foro Boario, dove alloggiano i Curdi, chiedere di Mario e di Barbara ed accertarsi personalmente di tutto ciò.