lunedì 11 aprile 2022

“MESSE DE REQUIEM” Musica attorno al mistero della Pasqua

 Concerto di Pasqua a Positano, martedi 12 aprile 2022 nella Chiesa Madre

     “MESSE DE REQUIEM”              Musica attorno al mistero della Pasqua

“Messe de Requiem”

Gabriel Fauré scrisse il Requiem sul finire dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ispirato da due lutti intimi: la morte del padre seguita, dopo appena sei mesi, dalla morte della madre; rimase l'unica opera di vaste dimensioni e con l'intervento dell'orchestra scritta dal compositore francese per la chiesa. Il Requiem fu nuovamente eseguito per i funerali dell'autore. Nel Requiem di Fauré l'integrazione tra le voci corali, e quelle strumentali è perfetta. La loro fusione, che esclude ogni contrapposizione, crea una particolare atmosfera sonora, della quale è componente importante l'organo, usato in modo da sottolineare il timbro opaco e come velato. La raffinatezza delle tinte, la sobrietà del canto, l'eleganza dell'esposizione, la discrezione del porgere non nascondono la solitudine amara di chi ha preso coscienza della sconsolata impotenza dell'uomo e ne esprime una dolente, equilibrata accettazione. Lontana dalle composizioni romantiche del genere, è la perfetta traduzione del pensiero del compositore e della sua visione della morte, “una lieta liberazione, un’aspirazione alla felicità dell’aldilà”.  È trattato come un  vero e proprio “eterno riposo”, meditativo, estatico.  Brano eseguito abbastanza raramente e che ben si presta per un’educazione all’ascolto nonché per mettere insieme compagini vocali e strumentali del territorio.

“Ensemble Lirico Italiano”

Formatosi in occasione dell’anno Verdiano 2013, l’ Ensemble Lirico Italiano nasce dall’unione di un gruppo di musicisti che hanno maturato le loro esperienze musicali ed orchestrali nei teatri e nelle orchestre italiane più prestigiose . L’Ensemble Lirico Italiano si prefigge  lo scopo di eseguire in formazione cameristica ovvero con l’utilizzo di pochi strumenti, il repertorio della grande tradizione operistica con l’utilizzo di trascrizioni originali e dedicate, che rispettando il contenuto delle composizioni non perdono  il colore “sinfonico” della loro esecuzione. Oltre il repertorio lirico la nostra programmazione si occupa della grande tradizione dell’orchestra da camera con tutto il suo bagaglio di repertorio ricco di suggestione.  La natura flessibile ed eclettica dell’ensemble rende così possibile alla grande musica della tradizione operistica, piccolo sinfonica e concertistica di raggiungere tutti quei luoghi, oltre le tradizionali sale da concerto e teatri, come chiese, chiostri, giardini storici, saloni e corti anche di ridotte dimensioni valorizzando tutti questi luoghi anche come scenografie inedite di scene d’opera o facendoli risuonare con le note della grande tradizione.  I concerti fin qui eseguiti, al festival di Villa Guariglia (Salerno), Giffoni Teatro, teatro Palladio di Roma, Teatro Verdi Di Salerno, Fondazione Resonnance, le collaborazioni con le programmazioni   della  “Nuova Orchestra Scarlatti” unitamente con gli spettacoli per le scuole in collaborazione con il progetto “Opera in Favola” ed il progetto “Assaggi d’Opera”, le collaborazioni con i comuni ed il contatto con grandi solisti, hanno riscontrato vivo entusiasmo e consensi

LUcio delle Tenebre - I Responsori

Victime Pascali - Sequenza

Vinea mea - M.A. Ingegneri

Crucifixus - A. Lotti

Ecce quomodo moritur - A. Ingegneri

Stabat mater - Z. Kodaly

 Libera me - A. Sylvestre

Surrexit - U. Sisask

 

Coro Estro Armonico

direttore Silvana Noschese

 PRESENTAZIONE STORICA

Nella liturgia della Chiesa di Roma i responsori si cantano durante l’officium Hebdomadae  Sanctae ovvero durante il Mattutino del Giovedì Santo venerdì e Sabato Santo. All’inizio del rito l’unica luce che illuminava la chiesa proveniva da un candeliere triangolare detto “saetta”, su cui ardevano quindici candele (raffiguranti gli undici apostoli fedeli, le tre  Marie e quella al vertice, il Cristo) e da sei ceri sull’altare.  Dopo il canto veniva spenta una candela, e così tutte (dopo 14 salmi) ad eccezione di quella posta più in  alto.  Al termine si prendeva l’unica candela rimasta accesa e la si celava dietro all’altare. Si rimaneva così  immersi “in tenebris” per simboleggiare le tenebre che ricoprivano la terra alla crocifissione del Cristo e nel momento della sua sepoltura. Dopo l’orazione finale i fedeli facevano un po’ di rumore e strepito per rappresentare le convulsioni della natura alla morte di Gesù: cessato il fragore, si prendeva nuovamente  - segno di resurrezione - la candela accesa dietro l’altare, la  si riponeva sul candelabro e la si spegneva. In questa fase di raccoglimento veniva recitato il Pater Noster e intonato il Miserere. Dopo una breve orazione, il cerimoniale prevedeva “fragore et strepitus aliquantulum: la candela accesa, simbolo della luce di Cristo, solo per breve tempo offuscata dalla morte eterna, veniva nuovamente riposta sul candelabro dinanzi dall'altare. Con questo atto si poneva termine al rito.       

     


    

 

          

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