Concerto di Pasqua a Positano, martedi 12 aprile 2022 nella Chiesa Madre
“MESSE
DE REQUIEM” Musica attorno al mistero della Pasqua
“Messe de Requiem”
Gabriel Fauré scrisse il Requiem
sul finire dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ispirato da due lutti
intimi: la morte del padre seguita, dopo appena sei mesi, dalla morte della
madre; rimase l'unica opera di vaste dimensioni e con l'intervento
dell'orchestra scritta dal compositore francese per la chiesa. Il Requiem fu
nuovamente eseguito per i funerali dell'autore. Nel Requiem di Fauré
l'integrazione tra le voci corali, e quelle strumentali è perfetta. La loro
fusione, che esclude ogni contrapposizione, crea una particolare atmosfera
sonora, della quale è componente importante l'organo, usato in modo da
sottolineare il timbro opaco e come velato. La raffinatezza delle tinte, la
sobrietà del canto, l'eleganza dell'esposizione, la discrezione del porgere non
nascondono la solitudine amara di chi ha preso coscienza della sconsolata
impotenza dell'uomo e ne esprime una dolente, equilibrata accettazione. Lontana
dalle composizioni romantiche del genere, è la perfetta traduzione del pensiero
del compositore e della sua visione della morte, “una lieta liberazione,
un’aspirazione alla felicità dell’aldilà”. È trattato come un vero e proprio “eterno riposo”, meditativo,
estatico. Brano eseguito abbastanza
raramente e che ben si presta per un’educazione all’ascolto nonché per mettere
insieme compagini vocali e strumentali del territorio.
“Ensemble Lirico
Italiano”
Formatosi in occasione dell’anno
Verdiano 2013, l’ Ensemble Lirico Italiano nasce dall’unione di un gruppo di
musicisti che hanno maturato le loro esperienze musicali ed orchestrali nei
teatri e nelle orchestre italiane più prestigiose . L’Ensemble Lirico Italiano
si prefigge lo scopo di eseguire in
formazione cameristica ovvero con l’utilizzo di pochi strumenti, il repertorio
della grande tradizione operistica con l’utilizzo di trascrizioni originali e
dedicate, che rispettando il contenuto delle composizioni non perdono il colore “sinfonico” della loro esecuzione. Oltre
il repertorio lirico la nostra programmazione si occupa della grande tradizione
dell’orchestra da camera con tutto il suo bagaglio di repertorio ricco di
suggestione. La natura flessibile ed
eclettica dell’ensemble rende così possibile alla grande musica della
tradizione operistica, piccolo sinfonica e concertistica di raggiungere tutti
quei luoghi, oltre le tradizionali sale da concerto e teatri, come chiese,
chiostri, giardini storici, saloni e corti anche di ridotte dimensioni
valorizzando tutti questi luoghi anche come scenografie inedite di scene
d’opera o facendoli risuonare con le note della grande tradizione. I
concerti fin qui eseguiti, al festival di Villa Guariglia (Salerno), Giffoni
Teatro, teatro Palladio di Roma, Teatro Verdi Di Salerno, Fondazione
Resonnance, le collaborazioni con le programmazioni della
“Nuova Orchestra Scarlatti” unitamente con gli spettacoli per le scuole
in collaborazione con il progetto “Opera in Favola” ed il progetto “Assaggi
d’Opera”, le collaborazioni con i comuni ed il contatto con grandi solisti,
hanno riscontrato vivo entusiasmo e consensi
L’Ufficio delle Tenebre - I Responsori
Victime
Pascali - Sequenza
Vinea
mea - M.A. Ingegneri
Crucifixus
- A. Lotti
Ecce
quomodo moritur - A. Ingegneri
Stabat mater - Z. Kodaly
Libera me - A. Sylvestre
Surrexit - U. Sisask
Coro Estro Armonico
direttore
Silvana Noschese
PRESENTAZIONE
STORICA
Nella liturgia della Chiesa di Roma i responsori si
cantano durante l’officium Hebdomadae
Sanctae ovvero durante il Mattutino del Giovedì Santo venerdì e Sabato
Santo. All’inizio del rito l’unica luce che illuminava la chiesa proveniva da
un candeliere triangolare detto “saetta”, su cui ardevano quindici candele
(raffiguranti gli undici apostoli fedeli, le tre
Marie e quella al vertice, il Cristo) e da sei ceri sull’altare. Dopo il canto veniva spenta una candela, e
così tutte (dopo 14 salmi) ad eccezione di quella posta più in alto. Al
termine si prendeva l’unica candela rimasta accesa e la si celava dietro
all’altare. Si rimaneva così immersi “in
tenebris” per simboleggiare le tenebre che ricoprivano la terra alla
crocifissione del Cristo e nel momento della sua sepoltura. Dopo l’orazione
finale i fedeli facevano un po’ di rumore e strepito per rappresentare le
convulsioni della natura alla morte di Gesù: cessato il fragore, si prendeva
nuovamente - segno di resurrezione - la
candela accesa dietro l’altare, la si
riponeva sul candelabro e la si spegneva. In questa fase di raccoglimento
veniva recitato il Pater Noster e intonato il Miserere. Dopo una breve
orazione, il cerimoniale prevedeva “fragore et strepitus aliquantulum: la
candela accesa, simbolo della luce di Cristo, solo per breve tempo offuscata
dalla morte eterna, veniva nuovamente riposta sul candelabro dinanzi
dall'altare. Con questo atto si poneva termine al rito.